Omelia (18-09-2003) |
Paolo Curtaz |
Vorrei imparare da Gesù a trattare la gente, giuro. A trattarla con rispetto, ascoltando, leggendo nel cuore, cogliendo il vero afflato, valorizzando. Nella conosciuta scena della prostituta e di Simone il fariseo Gesù riesce in un solo colpo a perdonare e convertire; la reazione tutto sommato educata di Simone non dice pienamente lo scandalo suscitato da questa scena: la prostituta che piange ai piedi di Gesù scioglie i propri capelli e asciuga i piedi del Maestro, è un segno ambiguo, provocatorio, una specie di allusione sessuale, una disponibilità: sciogliersi i capelli in pubblico era ragione sufficiente per una moglie per essere ripudiata! Ma Gesù capisce, questa donna usa l'unico linguaggio che conosce – ambiguo – per manifestare un affetto, un dono, una disponibilità. Grande, immenso Maestro, grande. E Il perdono è donato, la vita salva: ora Gesù si occupa di Simone il fariseo che probabilmente aveva organizzato quel pranzo per manifestare stima verso questo Rabbì guardato con sospetto dai farisei. Gesù gli pone un caso, un esempio e gli chiede una soluzione. Se Gesù avesse smascherato pubblicamente il pensiero malvagio di Simone l'avrebbe umiliato, l'avrebbe perso, invece no, lo porta a ragionare, a scegliere, a capire. Simone stesso giunge alla conclusione di Gesù: ora ha capito, senza essere offeso, può condividere o meno la scelta di Gesù. Che dite: non abbiamo molto da imparare nei nostri colloqui di oggi? Insegnaci a capire le vere intenzioni di chi ci sta di fronte, Signore, insegnaci ad accogliere senza ambiguità e a correggere senza offendere. Tu ci sei Maestro anche in questo, Signore Gesù! |