Omelia (23-09-2003)
Paolo Curtaz


Ascoltare la parola di Dio, accoglierla e viverla nella semplicità, quindi, ci rende famigliari di Dio. Così oggi Gesù ci svela questa splendida verità. Io, tu fratello che ascolti siamo intimi con Dio, del gruppo, della famiglia se ascoltiamo la sua Parola e la mettiamo in pratica. E questa semplice immagine – la famiglia – dovrebbe essere l'icona cui ispirare le nostre comunità cristiane: persone di età diverse, di opinioni diverse – e meno male! – condividono una stessa passione, una stessa appartenenza, uno stesso sogno. Anzi, conosco fratelli che hanno trovato nella Chiesa ciò che non avevano nella famiglia: amore, rispetto, ascolto. Dobbiamo essere fieri di questa appartenenza, sapere che qualcuno ci ama, sapere che ci sono dei fratelli che – senza interesse – ci accolgono. Qualche anno fa ero con un gruppo in Israele: visitammo una parrocchia e fummo accolti con interesse e gioia. Uno dei pellegrini mi disse: "giro il mondo per lavoro da decenni, ma mai mi era successo di essere accolto in questo modo da persone sconosciute". Potenza dell'ideale cristiano, dell'appartenenza al Maestro: non ci siamo scelti ma lui ci ha scelto. Tra questi fratelli, oggi, un santo straordinario, Pio da Pietralcina, crocifisso a causa della devozione nei suoi confronti, capace di portare la croce – sul serio! – quando avrebbe voluto restare sconosciuto al mondo. Siamo famigliari di Dio e concittadini dei santi, amici, dietro il volto assonnato di quel tale sul tram forse c'è un cristiano, sorridiamo alla vita, oggi!

Siamo tuoi figli, Dio, siamo tuoi fratelli e tu ci ami e ci sentiamo amati e questo amore, oggi ci mette le ali, Dio benedetto nei secoli!