Omelia (24-09-2003) |
Paolo Curtaz |
I dodici sono mandati ad annunciare la Buona notizia. Così, letteralmente, ci dice Luca nel Vangelo di oggi. Cosa annunciano i cristiani? Cosa sarete chiamare a dire, se capitasse, oggi, a chi vi chiede ragione della vostra speranza? Che seguite una religione? Una disciplina? Che per essere cristiani bisogna fare... e non fare? Andiamo! Nessuno vi ascolterebbe e – in effetti – è ciò che troppe volte accade. Troppe brutte notizie, amici, anche da noi cristiani. Ho sentito delle prediche in Chiesa che volevano a tutti i costi farti sentire in colpa e che – in assoluta buona fede, spero! – finivano con l'essere una sfilza di rimproveri su quello che i cristiani – secondo il predicatore – facevano o non facevano. Siamo franchi: dobbiamo svecchiare il linguaggio, dire di più e meglio il vangelo e dire, soprattutto, che incontrare Dio è la cosa più bella che ti può capitare, non una jattura! Sì, dobbiamo riappropriarci della lingua della gioia, che è quella del vangelo, l'unica che può scardinare la il cuore indurito di chi incontrerai oggi per strada, l'unica che ha scardinato il mio e il tuo cuore, fratello. Diamo buone notizie oggi, ve ne prego, diciamo in giro, facciamolo sapere – cavolo! – che siamo salvi perché Dio ci ama! Ci hai affidato il compito di preparare il tuo passaggio, Signore, la tua venuta e di renderti testimonianza nella gioia. Il tuo Spirito, oggi, sciolga la nostra lingua perché possiamo – con credibilità – raccontare la tua bellezza... |