Omelia (06-07-2020)
don Giampaolo Centofanti


I capi della sinagoga temevano di riconoscere Gesù perdendo così il favore dei poteri dominanti. Ma quando muore la figlia di uno di tali capi della sinagoga questi lascia ogni calcolo e rispetto umano e si postra davanti a Cristo chiedendogli il miracolo. Si riaprono le porte della vita per tutta quella comunità. Ciò è significato dall'emorroissa che soffriva di perdite di sangue, di vita, da dodici anni. Non a caso in brani evangelici paralleli l'età stessa della fanciulla. I codici d'apparato soffocavano lo Spirito in quella gente. Invece basta aprire un minimo spiraglio a Dio, toccare il lembo del mantello del Figlio dell'uomo perché la vita torni a fluire. Quel cammino dietro a Gesù diviene un aiutarsi reciproco a crescere nella fede in Lui. Giungono nella casa di colui che ora non è più chiamato uno dei capi ma il capo della sinagoga. Un'imnagine bella, non di potere, perché quell'uomo è finalmente divenuto una sincera guida spirituale. Uno che si dona e rischia per amore, per fede. Gesù pur così amorevole qui scaccia la folla degli scettici, di quelli che si trovavano nella casa senza aver percorso quel cammino di sequela. Non dà spettacolo dunque ma anche per amore dei genitori della ragazza cerca un momento di preghiera, di raccoglimento semplice e profondo. Gesù a volte dunque dice dei no. Qui dice no all'arroganza di queste persone espressa persino dalla derisione in un momento così delicato. Dunque Cristo ama tutti, comprende, ma al momento giusto sa anche mettere dei paletti. È veramente un insegnamento continuo meditare il vangelo cercando il vero volto di Cristo. Sereno, amorevole, ma non fiacco.