Omelia (22-01-2006)
don Luciano Sanvito
L'arte della 'maieutica'

Socrate, figlio di una levatrice, affermava di non possedere la verità, ma solo di saperla portare alla luce estraendola dall'animo di chi incontrava.
Questa è la "maieutica".

Dovremmo recuperare quest'arte nell'incontro, nell'educazione, nel semplice rapporto quotidiano: è una forza che trascina subito perché va verso la vita.
Inoltre, non è qualcosa di diverso che viene proposto all'altro, ma è quello che lui ha dentro, quello che sta vivendo già nella propria dimensione, e che deve venire appunto alla luce, deve entrare nella verità, trasformandosi in attuazione.

Eccone un esempio:
Sei un "pescatore"? Sarai "pescatore di uomini".
(Ma il vero 'pescatore' non è forse colui che avvia la maieutica?)

Chi accoglie questo invito della 'maieutica' lascia perdere tutto quanto il resto: in quel preciso istante della sua presa di coscienza di essere un partoriente della verità, "subito" mette in atto l'energia fisica e morale per questo obiettivo.

Bastano poche parole, ma che colpiscono al cuore, risvegliando il moto verso la vita, producendo il meglio e al massimo.
A volte è sufficiente uno sguardo espressivo per avviare il tutto.
Altre volte, addirittura un silenzio ascoltante e accogliente.
Altre infine, la testimonianza di chi ha vissuto questa esperienza fà un po' da contagio benefico.

L'arte della maieutica dunque fà risorgere la verità nascosta, la mette in piedi dove s'era adagiata, la risveglia dove essa si era addormentata.

Ecco un altro esempio:
"Il Regno è vicino": non vicino nel tempo, ma a te, sta in te!

Vi state già chiedendo come cambierebbe la nostra omelia se una volta tenessimo conto di quest'arte preziosissima?