Omelia (08-06-1997) |
don Luciano Sanvito |
Dal divergere al divertirsi Il vangelo ci sottolinea uno dei grandi problemi di oggi: accettare la diversità. E ce ne sussurra anche la radice, il motivo profondo: siamo volti altrove, non abbiamo lo sguardo, la mente e l'attenzione del cuore all'altro o alle cose. Succede spesso a ognuno di noi: mentre ora faccio una cosa, ne penso un'altra; mentre agisco nel presente, penso al futuro; mentre partecipo a un avvenimento, penso a cosa farò... E' un po' come a scuola, quando guardando all'insegnante si pensa all'intervallo. Questa di-vergenza ci fa capire che non siamo affatto attenti al presente, sia nelle cose come con le persone: abbiamo una mente divergente, che si volge altrove: siamo distratti. E così, non accettiamo la diversità, ma solo chi è volto alla nostra stessa distrazione, nella nostra direzione. Chi ci distrae da questa nostra distrazione, ci fa arrabbiare alquanto. E siamo di conseguenza sempre più incapaci di accogliere la novità delle cose e dell'altro che mi si presentano qui e adesso. Anzi, ogni novità rischia di essere scambiata per turbamento, per rivoluzione, per il contrario di quello che porta: se è angelica, la scambiamo per demoniaca; se è un ampliamento, per una chiusura; se è un famigliare, per un nemico; se è un comportamento logico, per una pazzia: 'è fuori di sè'. Il vangelo in questione ci fà da con-vergenza, come nel sistemare e nel far convergere le ruote della nostra auto: ci fa il bilanciamento, ci aiuta a trovare l'equilibrio e la sintonia, ci da l'occasione di essere più sicuri per poter affrontare le strade della vita. Ecco che allora, dalla divergenza, attraverso questa occasione di convergenza, arriviamo ad accettare la diversità, la novità, il presente. Il nostro problema in questione: "volgersi altrove", viene superato dalla gioia di potermi ogni volta divertire nel vedere come dentro di me e attorno a me la vita sia piena di occasioni sempre nuove e diverse, che arricchiscono il cammino della mia serenità. |