Omelia (01-08-2020)
don Giampaolo Centofanti


La figura di Erode può far riflettere sulle drammatiche condizioni di alcune persone in quest'epoca del pensiero unico. Si va avanti, si fa carriera, se ci si schiera dalla parte del potere. Quanto più il potere è forte e capace di manipolare ogni cosa tanto più smaccatamente ci si può inchinare ai suoi voleri senza non solo vergogna ma nemmeno timore di pagarne le conseguenze. La sincerità può venire tranquillamente soffocata, non si cercano nemmeno quei minimi margini di libertà di manovra che potrebbero lasciar passare refoli di Spirito Santo. Erode è una persona complessa. Il brano odierno afferma che egli voleva uccidere il Battista e anche che fu rattristato alla richiesta della figlia di Erodiade. Sembra che in lui ci sia un seme di grazia che vorrebbe fare capolino nel suo cuore ma che tale seme venga continuamente schiacciato dagli interessi del potere, dalle logiche dell'apparire e non da ultimo dall'influenza dalle cattive compagnie di cui può facilmente finire per circondarsi chi va per le strade del dominio ad ogni costo. In piccolo poi queste tentazioni possono toccare ogni uomo. I calcoli magari solo affettivi, le fasulle alleanze, tanti movimenti fragili del cuore possono inficiare certi rapporti, una crescita serena delle persone, delle famiglie. La sincerità è un abisso che non si finisce, nella grazia, di penetrare perché solo nella grazia si riconoscono sempre più le vere motivazioni, le chiusure, che agiscono nell'intimo di noi stessi. Ma già il desiderio di essere sinceri è un gran dono, la prima delle virtù, perché lascia venire lo Spirito. Essere sinceri poi non vuol dire passare dal lato opposto rispetto a tante false autogiustificazioni accusandosi ora meccanicamente di tutto. Sincerità vuol dire guardarsi dentro con cuore semplice e pieno di sereno buonsenso, per un cristiano nella fede.