Omelia (03-08-2003) |
don Luciano Sanvito |
Credo che mi si mangi Noi ci cibiamo di cose materiali e godiamo di beni materiali: questa, a prima vista, è la nostra vita. Ma essi non sono solo cose: sono segni: ci indicano altre cose. Il pane ci indica il bisogno, la crescita, la forza e il gusto. Il telefonino ci indica la comunicazione, il dialogo, la parola, l'ascolto. Ogni cosa è un segno. Noi ci cibiamo più delle realtà invisibili indicate dalle cose che non dalle cose in sè. Ognuno di noi, fra l'altro, ogni giorno va in pasto all'altro: nei pensieri, nelle parole e nelle azioni. Ci nutriamo del mondo dell'altro, che spesso noi vediamo in lui non attraverso quello che è, ma più ancora, attraverso quello che egli esprime di voler essere. Io sono il pane vivo di cui si nutrono gli altri. Posso anche lasciarli e lasciarmi morire di fame. Ecco perché il credere in una persona o ad una idea è molto più concreto che non il mangiare concretamente qualche cibo insieme con quella persona. Il cibo, infatti, entra nello stomaco, nel ventre e va a finire nella fogna. Le idee che ci vengono date in cibo, e la stessa persona, prima di eliminarle, ci vuole un po' e a volte molto, molto di più. Il credere, anche oggi, è il cibo più concreto per l'uomo. |