Omelia (14-08-2020) |
don Giampaolo Centofanti |
Quando una persona si sente chiamata ad una consacrazione religiosa questa vocazione viene in genere confermata, se del caso, dal parroco, poi dal seminario. Un cammino lungo anni nel quale il candidato matura in tale percorso. Come si fa a valutare se è Dio che vuole ordinata quella persona? Il tempo è un aspetto fondamentale. Il soggetto in questione e tante guide spirituali, in vario modo anche la gente che lo circonda, vedono confermata nella vita concreta tale strada. Non si entra dunque in seminario facendo da quel momento il prete. Si è, si comincia almeno in una certa misura ad essere, a vivere, da presbitero anche prima. Quando poi arriva il giorno dell'ordinazione quell'uomo non afferma che sarà prete per tutta la vita per una meramente sua decisione ma perché insieme alle persone summenzionate discerne che il Signore lo sta chiamando. Sulla tua Parola gettero' le reti. Dio lo chiama sarà Dio a sostenerlo e farlo crescere su quel percorso. Dunque tutto nella grazia. La stessa cosa vale per il matrimonio. Se non è maturato e vissuto in un simile cammino di fede rischia di essere in realtà una vita basata sulle forze umane. Può dunque divenire un moralismo pretendere che si viva cristianamente una storia che non è stata edificata così. Oggi si dice talora che i giovani non vogliono prendere decisioni definitive Rimando per esempio a questo testo su certi giudizi ingiusti che la gente si può vedere affibbiati ( http://gpcentofanti.altervista.org/il-dramma-dellelitarismo/ ). Rispetto a quell'intervento qui aggiungo tra l'altro che forse alcuni aspetti positivi di certa libertà odierna favoriscono una qualche sorta di consapevolezza. Sulla base di quanto detto sopra si può dire che certe perplessità vanno comprese e accompagnate in modo adeguato. Anche questo è un esempio del necessario passaggio da una religiosità per certi aspetti esteriore ed una autentica. Stanno germogliando tante vie che si potranno nel futuro rivelare feconde. |