Omelia (15-08-2020) |
don Alberto Brignoli |
Sognando il Cielo, in una notte di mezza estate Più di 400 anni fa, Shakespeare scriveva Sogno di una notte di mezza estate, un'opera teatrale a metà tra la commedia e il dramma, dove narrava amori e trame di dèi e personaggi mitologici, immersi in un'aura onirica provocata dall'assunzione di un'essenza concentrata di violetta. I loro sogni si infrangono contro la realtà delle loro sorti, decise da un destino più grande di loro che altro non era se non il volere dei più potenti, come spesso accade nella storia dell'umanità. Anche noi credenti abbiamo il nostro "sogno di una notte di mezza estate": ma non parla di trame amorose, né è provocato dall'assunzione di alcuna essenza misteriosa. Forse, qualcosa in comune con quello shakespeariano ce l'ha: il destino, scelto da qualcuno più potente di noi. Per noi, tuttavia, non si tratta di un destino a cui siamo sottomessi, bensì di qualcosa a cui siamo chiamati. Qualcosa che mette in gioco la nostra libertà, non la nostra rassegnazione: e che proprio perché libero, esprime appieno la bellezza di essere un sogno. Perché se un sogno non è libero, non è un sogno: e se sbatte continuamente contro i limiti imposti dalla cruda realtà, non può certo dirsi libero. Sappiamo bene che la vita non è un sogno, ma certamente è fatta di sogni; e nessuno di noi, finché vive sulla terra, può essere una stella che brilla nel cielo, ma di certo siamo fatti di stelle, o forse anche solo della loro polvere. Il nostro "sogno di una notte di mezza estate" accompagna la notte di questo giorno della Feria Augusti, nel quale gli antichi schiavi romani, ricordando il compleanno dell'imperatore, accoglievano i doni che i loro padroni ponevano nelle loro mani in vista del raccolto ormai imminente, come segno di buon auspicio per affrontare con serenità l'inverno. Il nostro sogno vola libero verso un luogo, il cielo, dove in questa Feria Augusti il Servo dell'Umanità per eccellenza, Gesù Cristo, accoglie tra le sue braccia il più bel dono che Dio, suo Padre e Padrone dell'universo, potesse fargli: sua Madre. Maria accolta in cielo tra le braccia di suo Figlio è il dono più gradito che il Figlio potesse ricevere dal Padre. E a noi, questo dono assunto e accolto in cielo, ci dà la facoltà di sognare; di spendere almeno una notte di questa nostra estate sognando, sognando liberamente, sognando qualcosa che non possediamo ma che vorremmo tanto avere, sognando un traguardo, una meta che non elimina la durezza del cammino, ma che ci dà almeno lo stimolo per andare avanti. Liberi di sognare, sì: ma che cosa? E per quanto tempo, prima di renderci conto che il sogno rimane comunque una parentesi aperta e chiusa tra le pieghe della nostra cruda realtà quotidiana? Io ho provato a chiedere alla mia mente di sognare, in una notte di mezza estate, ciò che non possiedo ma che vorrei tanto avere. Sogno un mondo in cui tutti, uomini e donne, giovani e vecchi, bambini e adulti, siamo trattati alla stessa maniera, indipendentemente dal colore della nostra pelle, dal luogo in cui siamo nati e cresciuti, dalla capienza del nostro portafoglio. Sogno un mondo in cui a tutti venga data la possibilità di scegliere se credere o non credere in Dio, e a quale Dio credere, senza per questo sentirsi odiati o perseguitati. Sogno un mondo in cui, se non è possibile eliminare la povertà, sia possibile quantomeno fare in modo che tutti la sperimentino, per un po', ogni tanto: così come il benessere, che non deve diventare benestare per benestanti. Sogno un mondo in cui tutti possano capire alcune cose fondamentali per il bene comune: il rispetto della vita, della natura, delle idee, del pensiero, della libertà di ogni uomo di poter essere ciò che vuole essere. Sogno un mondo in cui tutti possano capire che il bene di tutti dipende dal comportamento di ognuno, e che questo vale per la salute come per l'economia, per l'istruzione come per il cibo, per la felicità come per la pace. Sogno un mondo in cui non avvengano più disgrazie e tragedie: ma poiché so già che non è vero, sogno almeno di avere la capacità di capirne il perché e la forza di andare avanti. Sogno tante, forse troppe cose, in questa notte di mezza estate: ma visto che in una di queste notti Dio ha spalancato le porte del cielo perché suo Figlio Gesù accogliesse tra le sue braccia Maria, allora preferisco approfittarne e gettare lo sguardo un po' più in là, sempre un po' più in là, non solo nel Paradiso come tappa finale del nostro cammino di fede, ma nel Paradiso delle Idee, nel Paradiso dei Valori, nel Paradiso delle Risposte ai perché della vita. Perché ci potranno togliere le nostre solide basi economiche, le nostre tradizioni, le nostre prerogative, i nostri diritti: ma nessuno mai ci toglierà la libertà di sognare, e di guardare al cielo perché ci insegni a non smettere mai di farlo. E in questo giorno di una notte di mezza estate, lassù in cielo abbiamo un'Avvocata in più che parla e agisce in nostro favore. |