Omelia (15-08-2020)
don Maurizio Prandi


Alcuni pensieri, molto semplici, che mi piace condividere con voi questa sera e che nascono dalla memoria di un incontro, in basilica, con Rosanna Virgili, la quale ci diceva che la chiesa ha come un debito di riconoscenza nei confronti delle donne.


Lo accennavo ieri sera, alla messa della Vigilia dell'Assunzione. Gesù compie un miracolo guarendo un indemoniato e viene accusato di essere lui stesso un demonio, un diavolo: per questo gli viene facile scacciarli, sono della stessa razza! Di fronte a tutto questo vociare ed inseguirsi di accuse viene da pensare che ci siano i discepoli a prendere le sue difese; macché! C'è una donna, una sconosciuta che alzando la voce cerca di coprire le altre voci: beato il grembo che ti ha portato, è convinta che si stiano sbagliando e lo vuole gridare: non hanno capito, è tutto il contrario, Gesù è figlio di Dio e pertanto beato quel grembo che lo ha portato!


Altre due donne oggi. Maria, che va in fretta ed Elisabetta che riconosce in lei la madre del suo Signore e ci insegnano, in questo incontro che ciò che veramente conta non è l'individualismo dei battitori liberi ma il principio della comunione. Rosanna Virgili ce lo diceva chiaramente: le donne, queste due donne fanno alleanza tra loro e sbloccano la visita di Dio! Maria va da Elisabetta per dirci che non vuol fare tutto da sola. Del resto per lo sposo di Elisabetta si era scomodato l'arcangelo Gabriele ed era andato nel Tempio per trasmettere il messaggio da parte di Dio; peccato che Zaccaria, il sacerdote, non ci creda. E diventa muto, non in grado di spiccicare nemmeno una parola. Un sacerdozio muto, un Tempio muto, una religione ferma!


L'angelo avrà pensato (mi immagino io) ma forse è meglio lasciar perdere il tempio, forse è meglio rivolgere la propria attenzione alle case. Zaccaria è il Tempio, Maria è la casa; Zaccaria si ferma, Maria è il cammino, è il viaggio. Pensate che quell'annuncio nel Tempio, quel giorno, se non fosse stato per queste due donne, non sarebbe mai arrivato agli estremi confini della terra. Zaccaria è la tradizione, Maria è la fiducia in Dio ed è portare agli altri il frutto di quella fiducia, di quell'eccomi: Gesù. Ricorderete certamente quello che ci diceva Rosanna Virgili: la fede non la si difende, la fede non la si conserva, la fede non la si trattiene, la fede la si dona!


Bello il viaggio di Maria. Ne abbiamo sottolineato l'importanza e la bellezza nei giorni del triduo è un viaggio se volete a ritroso, perché Ain Kharim, dove vivono Zaccaria ed Elisabetta è un sobborgo di Gerusalemme, ma ha imparato la lezione dall'angelo che aveva incontrato sì Zaccaria, ma non la sua fede. Maria entra in una casa. Ecco la rivoluzione cristiana. Il Tempio è stretto, o meglio va stretto a Dio e se volete, stiamo capendo che il Tempio va stretto anche a noi. E Zaccaria che rimane muto fa risaltare Maria e il fiume di parole che esce dalla sua bocca. Avete ascoltato: nel magnificat Maria ci parla della vittoria di Dio, di un Dio che vince ma non con le armi o con gli eserciti, o con la potenza, anticipando le parole che Gesù dirà nel vangelo Maria ci parla di questo Dio che vince.


Tutto quello che Gesù dirà nel vangelo, Maria lo canta nel Magnificat. Dall'interno di una casa Maria dice dove si posa lo sguardo di Dio e sempre dall'interno di una casa Maria ci dice chi Dio desidera portare in alto.


E allora concludo ripetendo ancora una volta che è proprio vero: il primo nome di chiesa è casa! Ce lo dice il vangelo e nei mesi scorsi lo abbiamo vissuto e sperimentato.