Omelia (26-08-2020) |
don Giampaolo Centofanti |
Vi è una fede semplice e bella che cerca di lasciarsi portare dal Signore ed in Lui di amare i fratelli e crescere con loro. Vi possono essere debolezze che orientano a colorare di cielo motivazioni ripiegate sul proprio io fragile. E vi può essere una consapevole doppiezza, un apparire che persino in nome del bene esalta sé stessi e schiaccia gli altri. Vi può essere un'ulteriore condizione, quella di chi per debolezza gioca sulle apparenze per imporsi sugli altri, anche a costo di schiacciarli ma in un cammino nella grazia ricevuta potrebbe avvedersi di tali motivazioni fasulle, potrebbe superarle, potrebbe lasciarsi interrogare dalla Parola che insegna tutt'altro. È vero dunque che senza la grazia non possiamo fare nulla ma ciò non vuol dire che non abbiamo margini di scelta. Possiamo chiuderci alla grazia o corrisponderle solo in parte o cercare di assecondarla sempre e in tutto, almeno crescendo gradualmente in questa direzione. Gesù lo spiega: talora Dio sostenendoci con la sua grazia ci può proporre di passare per una porta stretta, di entrare in una morte, in una oscurità, per risorgere. Il fuggire da ciò a lungo non fa' che alimentare malessere su malessere e oppressione degli altri su oppressione. Le sfumature dei suddetti margini possono essere infinite. Non si passa per la porta stretta pur avendo ricevuto una certa grazia, ma la debolezza è tanta e la grazia è un leggerissimo bussare alla porta del cuore. Insomma si potrebbe accogliere lo Spirito ma vi è una debolezza non facile da superare con quel dono di grazia. In altri casi la chiusura nei propri male intesi interessi si può fare in varia misura più consapevolmente decisa. |