Omelia (27-01-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Marco 3,22-30 La seconda risposta degli uomini al problema fondamentale: "Chi è Gesù?" è data dagli scribi venuti da Gerusalemme. Sono persone importanti, hanno una posizione ufficiale nel mondo religioso giudaico, sono esperti della legge di Dio che hanno studiato a Gerusalemme, il centro culturale d'Israele. Essi tengono una specie di consulto, al termine del quale esprimono la loro diagnosi: "E' posseduto da Beelzebùl, principe dei demoni" (v.22), "è posseduto da uno spirito immondo" (v.30). Queste due risposte, che definiscono Gesù pazzo e indemoniato, hanno una cosa in comune: definiscono Gesù indegno di essere preso in considerazione. Lui che guarisce i malati è giudicato malato; lui che scaccia i demoni è giudicato posseduto dal demonio. C'è nell'uomo qualcosa di demoniaco quando si ripiega su se stesso e rifiuta la luce dello Spirito Santo. L'accusa degli scribi non è solamente una calunnia, ma anche una bestemmia. Attribuire a satana la potenza di cui Gesù dispone, significa opporsi all'azione dello Spirito Santo e rendere inefficace la misericordia divina. L'unico caso in cui il perdono può essere inefficace è il rifiuto di lasciarsi perdonare: è questo il peccato contro lo Spirito Santo. Peccare contro lo Spirito santo significa rifiutare di credere che in Gesù agisce Dio salvatore. Questo rifiuto è il peccato più grande che l'uomo possa commettere. Finché l'uomo rimane in simile situazione di rifiuto, la salvezza è impossibile. "In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (At 4,12). Solo la fede in Gesù può eliminare la tragedia della situazione umana, altrimenti l'uomo "non avrà il perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna" (v.29). Dio perdona sempre tutti. Il peccato contro lo Spirito Santo è rifiutare il perdono che Dio ci offre. Se questo nostro rifiuto rimane per sempre, il peccato e la conseguente dannazione, dureranno per sempre. Non è Dio che non perdona; è l'uomo che non vuole essere perdonato. Gesù denuncia questo peccato "eterno" non per condannare gli scribi, ma per chiamarli a conversione, mostrando loro la gravità di quanto stanno facendo. Ogni "minaccia" di Dio nella Bibbia è di questo tipo, e raggiunge il suo effetto quando non si avvera perché ha provocato la conversione. |