Omelia (04-10-2003) |
Paolo Curtaz |
Frate Franesco piccolino è stato scelto oggi come patrono della nostra Italia. Figlio del suo tempo e della sua terra, Francesco ancora oggi risplende per la sua santità debordante e il suo entusiasmo e amore per Cristo che ci lascia silenziosi e – diciamolo – un po' invidiosi. Dalla sua intuizione lo Spirito ha suscitato nella storia della Chiesa schiere di santi e ancora oggi il suo carisma e la sua radicalità convertono il cuore dei cristiani rendendoli capaci di santità. Potremmo parlare per ore di lui, sottolineare la sua intuizione di radicalità nella semplicità e nella povertà, il suo amore per la natura segno della presenza di Dio, la sua intuizione pacifista e di dialogo in un'epoca di guerre sante ma, credo, occorre sempre ricordarci che all'origine di tutto questo movimento esiste sempre e solo l'incontro tenero, appassionato, continuo di Francesco con il suo Dio, quella ricerca infantile e sanguigna che lo portava a pregare e piangere lontano dall'inevitabile fastidiosa fama che lo stava investendo. Ecco, in punta di piedi, col cuore pieno di perfetta letizia, oggi, seguiamo frate Francesco, lo prendiamo come modello, a lui affidiamo la nostra fragile nazione, che impari a riscoprire nel volto dei santi il vero volto dell'uomo. Noi guardiamo frate Francesco, Signore Dio, che ha rallegrato il tuo cuore per il suo amore semplice e leggero, ed insieme al Signore Gesù, anche noi ti benediciamo o Padre, perché hai tenuto nascoste le cose del Regno a chi si sente troppo furbo, e le hai rivelate ai piccoli e ai poveri. |