Omelia (11-10-2003)
Paolo Curtaz


Cuore di mamma, quello che alza il suo grido per invidiare la madre di Gesù! E' così, lo sappiamo, spesse volte le madri non sanno trattenere il loro orgoglio per la creatura che hanno portato nel grembo. Me lo vedo Gesù che si interrompe, spaesato, sorride guardando la madre troppo impulsiva e dice una parola che descrive bene sua madre Maria di Nazarteh, colei che ha accolto la Parola rendendola carne. Maria è proposta come modello dei discepoli lei, prima tra i discepoli. Dobbiamo davvero liberare la nostra mente da duemila anni di devozioni per ritrovare la quindicenne ragazza di Nazareth che accoglie con maturità inaudita l'annuncio dell'angelo, noi ti ammiriamo piccola Maria di Nazareth, e come tua cugina Elisabetta siamo esterefatti dalla tua adolescenziale impudenza, dalla tua folle generosità che solletica e seduce il nostro folle Dio che ti chiede di essere tu la porta d'ingresso dell'Eterno nell'umanità. Maria accoglie la Parola che, in lei, diventa carne, volto, voce, vede la Parola crescere e sgambettare per casa, insegna a Dio a parlare, a pregare, ad allacciarsi i sandali. Che inaudito mistero è Nazarteh e la sua quotidianità per noi che mal sopportiamo la quotidianità sempre uguale e ripetitiva e che invece Dio abita e riempie di straordinarietà...
Che Maria ci assista nel nostro voler essere discepoli, sia lei, davvero a guidarci a prendere sul serio Dio, perché anche in noi egli faccia grandi cose come in Maria.

Grandi cose tu hai fatto, Signore, in Maria e grandi cose fai in chi si lascia fare. Rendici docili e concreti nell'accogliere la Parola, Dio vivente nei secoli.