Omelia (16-10-2003) |
Paolo Curtaz |
Mi ruga questa cosa: Gesù dice – ahimé – una verità inoppugnabile: per non so quale perverso meccanismo i profeti mentre sono vivi non vengono riconosciuti e dopo la loro morte si dedicano loro vie e piazze e scuole superiori. Così Gesù se la prende con coloro che in teoria avevano tutti gli strumenti per riconoscerne la missione: gli studiosi, i letterati, i dottori della legge che, per chissà quale ragione, sono arroccati sulle loro posizioni e rifiutano di mettere in discussione le loro assodate certezze. Amici: non confondiamo la ricchezza dell'esperienza della Chiesa, quel patrimonio che chiamiamo "dogma" e che è l'insieme delle certezze donateci dal Signore con qualche nostra mania passeggera. Ai figli del Maestro è chiesto di riconoscere i profeti di oggi, anche se questi talvolta ci sferzano con linguaggio duro e ci richiamanoall'essenzialità del vangelo. I dottori della legge, stizziti e offesi, diventano ostili a Gesù: prevale il loro amor proprio e non la verità nel cuore. Riconosciamo – oggi – i profeti che il Signore ci porrà di fronte e se anche avranno parole dure nei confronti dei nostri atteggiamenti, ben vengano, purhcé queste parole ci conducano alla verità di noi stessi e di Dio... Tu, Signore Gesù, profeta dell'umanità, sei stato spazzato via. Non vogliamo costruirti un mausoleo, ma diventare Tempio vivo che ti annunci e testimoni con una vita profetica. Amen. |