Omelia (01-11-2020)
Agenzia SIR
Commento su Matteo 5,1-12

Il nocciolo fecondo dell'alleanza, tagliata con Israele e con tutti i popoli che accolgono l'Altissimo che si rivela, trova ora la sua espressione storica nelle Beatitudini, sentiero impervio e faticoso. A chi sono rivolte? Che cosa significa questa "rapsodia rivoluzionaria" (L. Santucci)?

Gesù è seduto e insegna sulla montagna, vede le folle ma il verbo esprime il suo sentire: il desiderio di apertura universale. Colto da Giovanni Crisostomo: «Ascoltiamo con estrema attenzione le sue parole. Furono dette, allora, per tutti quelli che erano presenti, ma è chiaro che sono state scritte per tutti coloro che dovevano venire in seguito. Per questo Gesù nel suo discorso si rivolge ai discepoli, ma non restringe, quanto dice, alle loro persone; parlando in termini generali e in modo indeterminato, dichiara tutti beati».

Il rabbi Gesù ascolta i desideri, le fatiche di chi incontra, propone però la buona notizia: le promesse del Padre con le Beatitudini che instaurano una relazione.

Makarioi, beati, martella l'annuncio per nove volte, vuole sospingere in avanti, a lasciarsi plasmare. Grido che trasmette gioia, amore perché, come insegnano i salmi, è felice, beato, chi guarda all'Altissimo e accoglie il Suo amore. Sollecitazione, invito per poter scoprire ed assaporare quanto davvero nella vita dona felicità e gioia, dono ricevuto che imprime una direzione diversa all'esistenza.

Le contraddizioni, le prove, talvolta anche le angherie, dove collocarle, come viverle? Accusandole?

Bisogna sconfiggere la philautia- l'ego che tende sempre a dominare, a fagocitare- proprio con le Beatitudini: "L'unica luce che brilla ancora nelle tenebre di violenza, di paura, di solitudine in cui è stato gettato l'Occidente dal proprio orgoglio ed egoismo" (G. Cesbron):

Poveri nel cuore: pitocco in greco, chi vuole nascondersi e non ha volto, non ha consistenza, abbisogna di tutto che crea un vuoto, attirando però Colui che sempre è presente in noi e ci abita. Se tutto attende da Dio, scintilla il Regno in piena luce.
Quelli che piangono: il grido delle lacrime solca la nostra vita ma sono versate nella mano dell'Altissimo che asciuga il nostro volto.
Il mite: chi rifiuta ogni violenza, ogni prepotenza, la mitezza è la forza della verità e dell'amore. È la forza di Dio, il Suo grande mistero. Sperimenta allora la pace, frutto dello Spirito, l'affabilità nei rapporti. Gli anawim conoscono l'umiltà e non sono arroganti.
La fame e la sete di giustizia: perché lo sguardo è posato sugli altri e non su se stessi.
La misericordia donata agli altri è magnetica, attrae El Rahum e fa pulsare il cuore all'unisono.
Puri di cuore: chi vede tutto con gli occhi dell'Altissimo, con quella trasparenza che genera fraternità gioiosa, di loro è detto che vedranno Dio,
La pace: dono ricevuto ma poi donato.
La giustizia: giusto chi fa la volontà di Dio, del Padre, sarà saziato, cioè otterrà la pienezza di vita.
Gli insulti: opporsi al male, nel Suo Nome, comporta persecuzione, difficoltà, amarezza ma vita fondata nella Verità.
Il Padre, con cui Gesù vive in comunione profonda, rivela il Suo Volto ma è anche il Volto di Gesù: con un messaggio verbale che non cade nel vuoto appena pronunciato, proprio perché è il Volto del Figlio.

La Beatitudine ricercata e vissuta si imprime come un sigillo che autentica e fa riconoscere chi lo porta con gioioso orgoglio: i santi contagiano, "cerca la pace del cuore, migliaia attorno a te si salveranno, troveranno salvezza" (Serafino di Sarov).

Commento a cura di Cristiana Dobner