Omelia (19-10-2003)
Paolo Curtaz


La richiesta di Giacomo e Giovanni (notate: Giovanni il mistico!) è curiosa: Gesù è un Rabbì affermato, la gente ormai lo riconosce come Messia, occorre quindi pensare al futuro governo di Israele con a capo, ovvio, Gesù, e i vari ministri. Poveri apostoli! Quanto ancora dovranno essere masticati prima di capire il senso profondo dell'iniziativa di Gesù. Ecco, allora, una ingenua e sempre attuale autoraccomandazione: i figli di Zebedeo vogliono diventare importanti, avere un qualche ruolo. Gesù è sbigottito, attonito, si scalda: la gloria che lo riempirà sarà immensa. Ma dovrà passare attraverso il torchio della croce. Che ne sanno gli apostoli della misura della sua sofferenza? Che ne sanno di quanto immenso sarà il sacrificio del Figlio di Dio? Che ne sanno... Ma il culmine della brutta figura arriva quando gli apostoli si battibeccano con i due fratelli: probabilmente tutti ambivano a quei posti! E Gesù, ancora, con pazienza, inizia una riflessione sul servizio. Poveri apostoli, povera Chiesa, così simile a noi in tutto! Povera comunità che dovrà passare per il vaglio del patibolo e sperimentare l'amaro calice del tradimento e dell'abbandono per passare dalla disperazione alla fede in Cristo Risorto. Così simili a noi, questi apostoli, così simili a noi... Potere: chi non ne ha? Potere che è la capacità di dare la felicità a chi ci sta intorno. O la sofferenza. Già: potere di far soffrire gli altri: un muso tirato lungo con la moglie, un capriccio esagerato con i genitori, uno sgarbo col collega in ufficio. O il potere, terribile di uccidere con la lingua. Lingua che spezza, travolge, tritura nei giudizi. Potere, devastante, di infangare una persona, di cucirle addosso un cappotto, di insinuare un dubbio, emettere una sentenza.
Possano le nostre comunità, marchiate dalla croce, mettersi a servizio dell'umanità, diventare missionarie di misericordia, di tenerezza, di servizio. Gratuità, sorriso, piena umanità che, ricevute da Cristo, contagiano i nostri quartieri, le nostre famiglie, le nostre scuole. Dalla logica del sospetto a quella della fiducia, dalla logica dell'accaparramento a quella della condivisione. Fra noi sia così, fra noi è così se ci accosteremo al distributore di grazia, il Signore Gesù. Lui, l'amico degli uomini, l'Amante senza misura, la sorgente della tenerezza che ci chiama a diventare suoi discepoli nel servizio, non nel potere.