Omelia (29-01-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Marco 4,1-20 Fino a questo punto l'insegnamento di Gesù si era reso visibile nel suo agire: insegnava con i fatti: Ora esprime la sua dottrina in parabole, cioè con degli esempi, con dei paragoni illustrativi. Le parabole evangeliche non nascono semplicemente da un'esigenza didattica preoccupata della chiarezza e della vivacità. Nascono da un'esigenza teologica, dal fatto che non possiamo parlare direttamente del regno di Dio che è oltre le nostre esperienze, ma solo in parabole, indirettamente, mediante paragoni presi dalla vita quotidiana. La parabola del seminatore inizia e termina con il comandamento dell'ascolto: "Ascoltate!", "Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti". La parola di Gesù è il seme immortale che ci rigenera: "Siete stati rigenerati non da un seme incorruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna" (1Pt 1,23). Il regno di Dio è paragonato costantemente al seme, la cui forza vitale è attiva proprio nella morte. La morte non distrugge il seme, ma anzi è la condizione perché germini e si manifesti in tutta la sua potenza, a differenza di tutte le altre cose che marciscono e finiscono. L'oggetto dell'insegnamento di Gesù è la sua stessa vita, spiegata con similitudini. Queste parabole, mentre illustrano la storia di Gesù, ci danno anche il criterio di discernimento per essere tra i suoi e appartenere al suo regno: Non dobbiamo cercare il successo (vv.3-9), la fama e la rilevanza (vv.21-25), il protagonismo e la grandezza (vv.26-32). L'opera di Dio passa attraverso le difficoltà, il fallimento, il nascondimento, l'irrilevanza, l'attesa paziente e la piccolezza, Queste sono le qualità del seme da cui nasce l'albero del Regno. Esso è come un chicco, che porta frutto abbondante non "nonostante" la morte, ma proprio perché muore (cfr Gv 12,24). Sono parabole di speranza contro ogni speranza, di una fede che sa che la parola di Dio è un seme che produce sempre il frutto e l'effetto per cui è mandata (cfr Is 55,11). Le resistenze che incontra, rappresentate dai vari tipi di terreno, fanno parte del progetto di Dio. Gesù è il seminatore, il seme e il raccolto, perché chi l'ascolta si identifica con lui. Il risultato di questa semina sembra disastroso. Sembra che la parola di Gesù non riesca a entrare nel cuore dell'uomo; e, se entra, non mette radici; e, se mette radici, è soffocata. Eppure lui va avanti nella sua semina. "Egli disse loro: Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto" (Mc 1,38). Noi oggi vediamo quanto Gesù abbia avuto ragione. Il suo seme è germinato in tutto il mondo. Gesù è la parola di Dio seminata in noi. Il mistero del regno di Dio nella storia è quello del seme, che rivive in noi la sua stessa vicenda di allora. |