Omelia (20-10-2003) |
Paolo Curtaz |
Non ho mai incontrato nella mia vita, né lo so, mai lo incontrerò, qualcuno che mi dicesse: vivo per far soldi. Ma, allora, da dove vengono le divisioni, gli egoismi, le ingiustizie se non nella sete di cupidigia? Da dove le divisione tra famiglia? E proprio di una divisione tratta oggi Gesù, defilandosi bene bene dal dare una risposta alla richiesta di intervento dei due fratelli. Gesù ci disarma: "siete in grado benissimo di farlo da soli". Vero, forse. Certo il Signore ci ammonisce: attenti, la ricchezza può farti credere di essere la soluzione ai tuoi problemi. Gesù non è moralista, non condanna la ricchezza, solo ne intravvede la pericolosità: la ricchezza e il benessere promettono cose che non possono mantenere: felicità, pace del cuore, serenità. Un po' come il pover'uomo della parabola talmente intento a gestire i suoi risparmi dal dimenticarsi di prepararsi alla morte. Facciamo nostra, amici, la visione del Signore: non chiediamo né richhezza né povertà: nella ricchezza potremmo dimenticare Dio, nella povertà bestemmiarlo a causa della miseria. Andiamo all'essenziale nella gestione dei nostri beni, facciamo della generosità la caratteristica della nostra vita... Signore, affrontiamo questa giornata col cuore leggero e libero, pensando a te e alle cose essenziali della nostra vita. Che il nostro sguardo si alzi verso l'altrove in questa giornata, che nulla possa separarci dal tuo sereno e sorridente sguardo, Dio che ami la vita. |