Omelia (22-10-2003)
Paolo Curtaz


Uff, vangelo tosto quello di oggi, amici! Gesù è esplicito: ti ho cercato, mi sono rivelato, ho aperto il tuo cuore, l'ho inondato du luce, ti preseguito con i miei benefici, mi sei prezioso, ti circondo di segni, sappilo. Che ne facciamo del tesoro scoperto nel campo, ci ha annoiato? Abbiamo poco tempo? E' passata la crisi mistica? E' troppo difficile credere nella mia città eccetera eccetera? Attenti amici, il Signore dona tutto se stesso e chiede altrettanto, dona senza misura e chiede lo stesso afflato, lo stesso desiderio, la stessa generosità... Questo perché il nostro Dio è un amante passionale e geloso come ha potuto sperimentare Israele, buono ma non bonaccione, un Padre e non un Babbo Natale. Stiamo attenti e desti, come dicevamo ieri, a non gettare alle ortiche la nostra dignità, senza farci prendere da inutili ansie, rispondiamo con verità e gioia alla chiamata del Signore perché a chi ha ricevuto sarà chiesto molto di più; la fede non diventi nido in cui crogiuolarci, né paravento dietro cui nasconderci aspettando un premio ma pungolo e stimolo a prendere sul serio un Dio che ci prende sul serio.

Quando tornerai, Signore? La notte è lunga e i tuoi figli si scoraggiano. Rendi forte la nostra speranza, rendi fattiva la nostra opera, che il nostro lavoro, oggi, avvicini l'umanità al Regno.