Omelia (25-10-2003)
Paolo Curtaz


Gesù prende un fatto di cronaca dei suoi giorni – il crollo di una torre e la repressione violenta di una sommossa – per darci una lezione di storia. Spesse volte immaginiamo Dio come un interventista nelle cose della vita, anzi spesse volte siamo proprio noi a reclamare un qualche intervento per risolvere delle situazioni. Il destino dell'uomo viene spontaneamente riletto alla luce della teroia della retribuzione: se pecco vengo punito. Ce n'è voluto di tempo e di esperienza – da Giobbe a Gesù – per slegare definitivamente questa accoppiata: la malattia e la disgrazia non è mai una punizione, ma Dio sta dalla parte di chi soffre, di chi viene spazzato vua, come in questo caso, dall'imperizia di un ingegnere o dalla folle determinazione di un potente. Anche se la mia vita attraversa un momento salato e difficile, non è necessariamente un intervento di Dio per punirmi o farmi capire chissà quale lezione. Però, dice il Signore, se la tua vita non si apre ad una visione della vita di fede, se non scopri che Dio ti ama, questa sì è una iattura, la peggiore. Sappiamo vivere delle fatiche e delle gioie della vita da adulti, senza incolparne Dio e sappiamo investire bene la nostra giornata di lavoro.

Converti il nostro cuore, Dio paziente.