Omelia (29-10-2003) |
Paolo Curtaz |
Ho in mente una scena, vista mille volte: davanti a una ressa, una fila disfatta che so, per entrare in un concerto o sulla metro affollata o in coda al casello dell'autostrada, c'è sempre qualcuno che fa il furbo: sopra le regole della buona educazione, sempre pieno di mille buone ragioni che giustificano al sua azione, bypassa tranquillamente chi è in coda prima di lui. Anche nella fede facciamo così: se intuiamo che davvero Dio può donare qualcosa, se vediamo che la nostra autosufficienza ha creato solo guai, cerchiamo di presentarci davanti al Signore col vestito pulito e con le mani piene di – improvvise – buone intenzioni. Quando la finiremo di trattare Dio come un idiota e noi stessi come bambini viziati mai cresciuti! Gesù sa che il confine della verità è nel profondo del nostro cuore, nella nostra verità profonda e che finché non accoglieremo con verità e arrendevolezza il Signore, finché non sperimenteremo la nudità del nostro essere, Dio non riuscirà a salvarci. Perché per riempire il nostro cuore lo dobbiamo prima liberare, prima convertire. E Gesù ammonisce me e voi ascoltatori: i bazzicatori di sacrestie, gli "esperti" del sacro corrono maggiori rischi perché sicuri, perché convinti, perché rischiano di essere morsi dalla tarantola dell'abitudine. Salvaci Signore, perché se anche hai insegnato nelle nostre piazze e abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza questo non ci mette al riparo dall'ipocrisia e dalla pigrizia nella fede. Rendici discepoli, Maestro. |