Omelia (30-10-2003) |
Paolo Curtaz |
Gesù non ha paura di quel furbastro di Erode. Non ragiona allo stesso modo, vive in un'altra dimensione. Erode è un politico: calcola; esercitra il potere, si sente Dio. Gesù no, lui è Dio e il suo potere è l'amore. Deve compiere un gesto, l'ultimo, il più drammatico e scandaloso, il dono di sé definitivo e sconcertante. Lo farà per amore, lo farà perché Gerusalemme – e noi – siamo duri di cuore, incontenabili, duri di cervice e non sappiamo riconoscere la visita di Dio e se la riconosciamo, obiettiamo che questo Dio non ci aggrada. Quando capiremo chi è davvero Dio? Quando la smetteremo di immaginarlo nelle nuvole, severo e corrucciato, divinità da rispettare così troppo simile alle odiose divinità pagane fantasma dell'inconscio umano? Dio è una chioccia che voleva raccoglierci sotto le sue ali, Dio di tenerezza e di misericodia, senza malizia, e che ora è disposto a morire per manifestare la sua vera natura. Dio è evidente, ora, osteso, manifesto, appeso nudo su una croce. Questa è la misura dell'amore di Dio per me, per voi. Farne memoria, amici, significa riempire di commozione questa giornata, sapersi così amati, sul serio, non come una vaga consolazione autoreferente, ci cambia dentro, ci sconvolge, vero? Accoglici, Signore, radunaci sotto le tue ali e salva Gerusalemme, città santa che ti ha visto profeta di pace. Amen. |