Omelia (05-11-2003) |
Paolo Curtaz |
Uff, che vangelo! E come ha dato adito a interpretazioni fuorvianti! Come può Dio che è l'amore, chiedermi di odiare le cose che più amo! Animo amici, e imparate l'ebraico! Bella lingua, l'ebraico, con qualche strana forma grammaticale: per dire che una ragazza è bellissima si dice che non è brutta! Gesù, per dire di amare lui più di ogni altra cosa, chiede di odiare i nostri figli eccetera... Chiarito l'inghippo grammaticale, resta da prendere sul serio la presunzione di Gesù. Chi è quest'uomo che pretende e presume di poter colmare il nostro cuore? Quando grande dev'essere l'incontro con Dio se pretende che anche le gioie più grandi che un uomo possa provare – l'amore per una donna, ad esempio – sono poca cosa rispetto a quelle gioie che egli può dare? Grande sfida, quella del Maestro, sfida da accogliere, sfida da vivere. Facciamo bene i nostri calcoli, allora, guardiamo in chi o in che cosa abbiamo investito nella nostra vita ed eventualmente correggiamo il tiro. Così Signore, ci sfidi: puoi essere più della più grande gioia che possiamo sperimentare: quella dell'amore per un figlio, della passione per un'amante. Ci fidiamo di te Signore, e - fatti bene i nostri conti - ti diamo fiducia, Dio che solo può saziare la nostra sete di infinito! |