Omelia (07-11-2003)
Paolo Curtaz


Una parabola impegnativa, quella di oggi. Gesù, lo sappiamo, non ci invita a diventare dei ladroni, ma a mettere impegno nelle cose dello Spirito, almeno quanto ne mettiamo nelle cose della terra. Non siamo forse tutti inquieti per il nostro futuro? Per l'inflazione? Non temiamo forse di perdere i nostri risparmi e chiediamo consiglio, ci informiamo, leggiamo? Non abbiamo forse passato qualche ora insonne a riflettere su come uscire da una fragile situazione economica? Bene, facciamo bene, è normale. Ma, almeno, mettiamo la stessa intensità nel pensare alle cose più autentiche e luminose della nostra vita! E' difficile restare cristiani, amico che ascolti, lo so. E' inutile e dannoso sentirsi in colpa perché non riusciamo a condurre una vita spirituale, inutile deprimerci se sentiamo di non avere più l'energia e la lucidità necessaria alla preghiera alla fine di un'estenuante giornata di lavoro. Questo è il nostro tempo, amici, il tempo in cui il Rabbì ci ha posti a vivere, vediamo se riusciamo, almeno nel desiderio, a investire con scaltrezza, cioè facendoci furbi, un po' di tempo e di cuore nell'essenziale.

Signore ci chiedi di agire con scaltrezza nelle cose dello spirito, di indagare bene se abbiamo investito bene nella nostra vita, lode a te, Signore che sei più di ogni preoccupazione, più di ogni conquista, Dio benedetto nei secoli.