Omelia (20-11-2003)
Paolo Curtaz
Commento su Luca 19,11-28

Non valgo a niente. Me lo sento dire molte volte, da troppe persone. E' un paradosso, ma in eguale misura, nella mia vita, incontro gente che si esalta e si nasconde dietro un'apparenza pesante e sciocca e altrettante persone che si macerano amplificando a dismisura la propria fragilità. Bene amici, dire: non valgo niente, non è umiltà, ma depressione. Il padrone di oggi contesta duramente questo atteggiamento vittimista che produce, come unico risultato, l'inabilità permanente. Ognuno ha dei talenti, ognuno ha dei doni, a ciascuno di scoprire quali sono e di metterli a servizio del Signore: smettiamola di pensare che la nostra vita è inutile e che siamo una specie di sbaglio dell'umanità. Certo, forse il dono che possiedo non è evidente o clamoroso, ma c'è, garantito. Forse ho il dono dell'ascolto degli altri, o della pazienza, o di potare le rose. Credete forse che queste cose valgano meno di un premio Nobel? Animo, allora, Dio ci ha donato dei doni da mettere a servizio della comunità, non lasciamo perdere ciò che siamo nel profondo!

Donaci, Signore, di far fruttare i doni che ci hai dato, di avere un cuore largo e generoso come il tuo, Dio che ami la vita!