Omelia (25-11-2003) |
Paolo Curtaz |
Vero, Signore, il tempio di Gerusalemme, al solito, verrà raso al suolo. La storia è piena di genialità. Di opere d'arte, di sforzo dell'uomo a costruire luoghi che ci spingono all'altrove, e altrettanto piena di uomini e di guerre che radono al suolo ogni cosa, ogni opera d'arte. Gesù è severo nel giudicare questo atteggiamento, e ci invita a non lasciarci spaventare. Le guerre e le violenze non sono il segno della sconfitta di Dio, né della sua punizione, non sono catastrofici segnali di una imminente fine, ma – per il credente – sono invito alla conversione, ad andare all'essenziale, a non lasciarsi turbare. E Gesù, con preveggenza, ci ammonisce a non lasciarci influenzare dagli improbabili "guru" del tempo contemporaneo, dalle cartomanti agli invasati spirituali. No, amici, il vangelo ci basti nell'attesa del ritorno del Signore, il vangelo ci basti per costruire il Regno là dove l'umanità langue, per diventare noi, col nostro agire, testimoni della speranza cristiana. Anche se gli eventi della storia ci spaventano, Signore, noi aspettiamo fiduciosi il tuo ritorno, costruendo la città degli uomini con tenacia e umiltà, professando il vangelo a servizio dell'uomo nuovo là dove oggi vivremo, senza terrorizzarci per rivoluzioni e guerre ma lottando tenacemente per diventare uomini che amano e costruiscono la pace, Dio che tornerai alla fine dei secoli. |