Omelia (05-12-2003)
Paolo Curtaz


Tutti abbiamo delle cose da cui essere guariti, delle oscurità che ci impediscono di vedere chiaro nella vita, tutti ne abbiamo. Fragilità e malattie del corpo, certo, ma soprattutto fragilità del cuore e dell'anima. Conoscere Gesù ci porta lentamente ma inesorabilmente a guarire dalle nostre oscurità, a diventare uomini e donne autentici, ad accogliere e affidare al Maestro anche le nostre parti oscure, i nostri fantasmi che ci impediscono di gioire totalmente. Ma il Signore con rispetto, maturità, ci invita a metterci in gioco, a crederlo davvero, ad affrontare la salita senza ulteriori scorciatoie a crederci che possiamo cambiare la vita per davvero. Forse preferiremmo un Dio che ci risolve la vita senza coinvolgerci, anzi saremmo disposti a donargli tutto, e venerazione e lodi sperticate, ma senza essere costretti a metterci in gioco. E invece no, così non accade, il Signore vuole dei figli, non dei burattini e – forse – se la nostra cecità permane è proprio perché non abbiamo voglia di veramente guarire. Il Signore crede in me, più di quanto io stesso non riesca a crederci e mi rende capace di crescere come un vero uomo, un vero cristiano.

Guarisci la nostra incredulità, Signore, guarisci la nostra poca fede, la nostra bramosia di vederci esauditi senza metterci in gioco, la nostra superficialità che non vede un Padre che ci ama ma un potente da convincere. Marana thà, vieni Signore Gesù!