Omelia (17-12-2003)
Paolo Curtaz


Inizia oggi il conto alla rovescia: nove giorni al Natale. Il primo Vangelo, lo avete sentito, è una noiosa e incomprensibile genealogia di Gesù. Nomi su nomi, alcuni sconosciuti, altri più noti, come Abramo o Davide; l'intento di Matteo, ebreo, è chiaro: dimostrare ai destinatari del suo Vangelo, ebrei, che Gesù realizza la condizione principale del Messia secondo le profezie: provenire dalla discendenza di Abramo e di Davide, cioè testimoniare la fedeltà della promessa fatta ad Abramo e alla sua discendenza. Doveva farlo Matteo: la messianità di Gesù era – per i suoi contemporanei – tutt'altro che scontata, tutti si aspettavano la venuta di un Messia glorioso e ben pochi si ricordavano della profezia di Isaia che parlava – invece – di un Messia sconfitto. Per noi oggi, questa fredda genealogia dice qualcosa di straordinario: Dio si lega alla storia degli uomini e non alla storia degli imperatori e degli eroi, ma a quella minore e fragile di un piccolo sperduto popolo del Medio Oriente. Dio riempie di salvezza la nostra piccola storia, la nostra quotidianità, non aspetta i grandi eventi, le frasi eclatanti, ricordiamocelo in questa nostra mediocre giornata!

O Sapienza che esci dall'Altissimo e tutto disponi con forza e dolcezza: vieni a insegnarci la via della vita.