Omelia (25-12-2020) |
Missionari della Via |
Oggi è Natale e ogni anno ritorniamo alla grotta a ricordare quella nascita tanto speciale di nostro Signore che poverello fu deposto in una mangiatoia. Quale grandezza in tanta piccolezza: lodato dal cielo e accolto da pochi sulla terra, adorato per primo da poveri pastori. I Fioretti di San Francesco testimoniano la grandezza di Dio creatore dell'universo che si fa bambino: «Lasciare una Comunione era per Chiara un grande dolore, specialmente mei giorno di festa. Un anno si trovò nella triste condizioni di non poter ricevere l'Eucaristia nella notte di Natale. Natale era per lei, come per San Francesco, la festa più commovente dell'anno, perché Dio, padrone dell'universo, si era fatto, in quel giorno, povero tra i poveri, nascendo in una stalla. Se io potessi parlare all'Imperatore, diceva un giorno San Francesco, vorrei pregarlo di emanare un comando granaglie, perché tutti coloro che lo possono, spargano per le vie frumento e granaglie nel giorno di Natale, sicché in un giorno di tanta solennità gli uccelli abbiano cibo in abbondanza. E come gli uccelli erano desiderosi di baccare granelli di frumento, Chiara desiderava di recarsi, nella notte di Natale, in chiesa per ricevere il cibo dell'anima, cioè l'Eucaristia. Ma quell'anno si trovava a letto, gravemente malata. Non volle che nessuno restasse ad assisterla. Le "povere donne" di San Damiano dovevano andare tutte in chiesa, alla Santa Messa di mezzanotte, a ricevere il pane degli Angioli. Chiara rimase sola, nel nudo e squallido dormitorio, distesa sull'aspro letto, con le braccia incrociate sul petto e con le struggente desiderio di partecipare alle funziono liturgiche di quella notte santa. Le campane di Natale, nel grande silenzio ovattato dalla neve, avevano una voce più profonda e più dolce del solito. Chiamavano la gente lontana, invitandola all'alleluja del grande evento. Chiara ascoltava quel suono, lento e gaudioso, con l'anima piena di amore per il Bambino Gesù. E ripensava alla notte di Greccio, quando San Francesco volle ricreare al vivo, nel bosco, dentro una vera grotta, la scena della Natività. La sua preghiera era un fervido atto d'amore verso Dio misericordioso, che veniva al mondo per soffrire e salvare gli uomini dal peccato. Con gli Angeli, ripeteva piangendo di gioia, il canto di ringraziamento e di speranza: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini di buona volontà". Passarono le ore. Il suono delle campane si spense, e dopo qualche tempo Chiara udì i passi leggeri e cauti delle compagne che, precedute da una lucernina, rientravano, dopo il mattutino, nel gelido dormitorio. Esse erano ancora commosse dall'officiatura divina. -O madre nostra, suora Chiara,- dissero all'ammalata - che grande consolazione abbiamo avuto in questa santa notte della Natività! Fosse piaciuto a Dio che anche voi foste stata con noi! Chiara sorrise dal suo giaciglio e rispose alle compagne: Grazie e lode al Signore, sorelle mie carissime, perché questa notte io ho ricevuto maggior consolazione di voi. Per intercessione del nostro padre San Francesco, ho assistito ad ogni solennità di questa santissima notte. Con le mie orecchie ho udito il canto, il suono e tutto l'Uffizio della Messa. Ho veduto la Vergine e San Giuseppe. Ho assistito alla nascita del Bambino Gesù, nel presepio di Betlemme. Non solo. Ho ricevuto una grazia anche più grande, perché il Signore ha soddisfatto il mio più vivo desiderio, porgendomi la Santa Comunione. Sia sempre benedetto nella grande bontà per questa sua povera serva malata, che stanotte ha voluto ricolmare di cibo spirituale» (Fioretti, cap 21). |