Omelia (25-12-2020)
don Lucio D'Abbraccio
Facci diventare portatori della tua pace!

Il brano evangelico proclamato nella notte si apre con una cronaca che colloca l'evento della nascita di Gesù nel contesto della storia mondiale: l'imperatore in carica è Cesare Ottaviano Augusto, Quirinio è il governatore della terra in cui avviene questo parto, mentre Giuseppe e Maria sono dei poveri sudditi dell'impero che devono sottomettersi ai potenti e piegarsi ai loro voleri. Luca racconta che l'imperatore «ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra». L'evangelista ci fornisce dunque il quadro di una storia fatta dai grandi e dai potenti di turno, una storia traversata dall'oppressione e dal peccato del censimento (cf 2Sam 24). Eppure proprio in questa storia si compie la promessa di Dio.

Ma Dio per fare la «sua» storia non sceglie i potenti, bensì gli umili, i poveri: Maria, Giuseppe, i pastori dell'insignificante borgata di Betlemme. Per Maria e Giuseppe, giunti a Betlemme per farsi registrare quali discendenti della stirpe di Davide, non «c'era posto nell'alloggio». Ebbene, proprio allora si compirono per Maria i mesi di quelli gravidanza iniziata grazie a un'azione decisa e voluta da Dio: essa dà alla luce il figlio primogenito ed è costretta a deporlo in una mangiatoia, in un giaciglio di paglia. E così il Figlio di Dio, venuto ad abitare tra gli uomini, «non nasce tra oro e ricchezze ma in mezzo al letame di una stalla (non c'è stalla dove non ci sia letame) dove si erano accumulati i peccati più sordidi. E se il Figlio di Dio è nato in mezzo al letame è proprio per tirarne fuori quelli che sono impastati di sterco» (San Girolamo). Gesù, dunque, viene alla luce come un figlio di persone escluse dall'ospitalità, di poveri pellegrini in cerca di una dimora. Ma un figlio così, nato nella povertà, nell'umiltà, nella marginalità, chi poteva riconoscerlo? Solo i poveri e gli umili: l'angelo che annuncia questa nascita a un pugno di pastori che vegliano nella notte accanto al gregge - «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» - ci ricorda che ormai la povertà e l'umiltà sono i criteri essenziali per discernere la presenza di Dio!

Oggi dove possiamo incontrare il Salvatore nato a Betlemme? Ecco la risposta della fede: semplice e stupenda, umile ed unica: il mondo è come una grande grotta, è come una povera stalla.

Pensiamo a coloro che in questo momento muoiono di fame; pensiamo a chi è solo in questa notte; pensiamo alle famiglie divise e lacerate da struggente nostalgia; pensiamo ai popoli in guerra; pensiamo ai bambini, ai malati, alle vittime dell'egoismo... pensando a tutto ciò mi convinco sempre di più che il mondo è un'immensa stalla e solo Dio può trasformarlo in una Betlemme di fiducia e di pace. Il miracolo di Betlemme è tutto qui: «una stalla diventa paradiso...quando accoglie Dio». Questa è la bella notizia del Natale.

Ma Dio nasce soltanto quando l'umiltà diventa perdono, quando la carità diventa servizio. Allora inauguriamo una stagione di carità fraterna, abbiamo stima del prossimo, sgonfiamo un po' di orgoglio, gettiamo via un po' di egoismo, portiamo i pesi gli uni degli altri... solo allora sarà Natale. In caso contrario sarà una giornata come tutte le altre, ipocritamente addobbata di gentilezza e verniciata di una gioia che non ha profondità. Il Natale è Gesù accolto nella stalla della nostra povera vita!

Infine l'evangelista scrive che «apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama"». Ciò significa che la vera pace è per coloro che accolgono Cristo, Verbo di Dio, nel proprio cuore.

Dio cerca persone che portino e comunichino la sua pace. Chiediamogli di far sì che non trovi chiuso il nostro cuore. Facciamo in modo di essere in grado di diventare portatori attivi della sua pace - proprio nel nostro tempo.

Ebbene, in questa santissima notte, nella quale Maria, vergine illibata, diede al mondo il Salvatore, supplichiamo Cristo Gesù, Signore nostro, affinché ci doni la sua pace. Ce la doni perché noi portiamo la luce della pace nel nostro intimo e la comunichiamo agli altri; perché diventiamo operatori di pace e contribuiamo così alla pace nel mondo. Perciò preghiamo: Signore, compi la tua promessa! Fa' che là dove c'è discordia nasca la pace! Fa' che emerga l'amore là dove regna l'odio! Fa' che sorga la luce là dove dominano le tenebre! Facci diventare portatori della tua pace! Amen.