Omelia (25-12-2020)
padre Antonio Rungi
Natale, il grande mistero che non riusciremo mai a comprendere e a vivere in pienezza

Ogni anno ci accostiamo al Natale del Signore con la trepidazione e la gioia nel cuore. Quest'anno lo facciamo con maggiore consapevolezza, di fronte al dramma che stiamo vivendo con l'esperienza dolorosa dell'epidemia da coronavirus. Eppure ogni anno che arriva il Natale, per noi, per tutti, anche per chi non crede o appartiene ad altri credi e religioni, vivendo nel nostro Paese, assapora comunque la bellezza di questo mistero della nascita dell'unico salvatore del mondo, che è Cristo Signore. Un mistero che non riusciremo mai a comprendere e a vivere in pienezza, in quanto non è semplice vivere e contemplare il Figlio di Dio, che entrato nella storia dell'umanità in un modo inaspettato e sconvolgente, come indica la grotta di Betlemme: povero, al freddo e al gelo, senza nessun conforto, se non quello di umili pastori e arrivati alla grotta immediatamente, una volta che gli angeli avevano annunciato a loro questa grande gioia e notizia che sicuramente ha cambiato la storia del mondo, indirizzandola verso una visione cristiana di essa e interpretandola alla luce di questo mistero profondo del Dio fatto uomo, venuto in questo mondo per portare pace, salvezza, gioia e futuro ad un'umanità preclusa a tali prospettive, in un mondo pagano e senza grandi ideali temporali ed eterni.

Anche se è difficile capire e vivere il Natale, tuttavia non possiamo lasciare allo scorrere del tempo il Natale che ci apprestiamo a vivere, in tempo di pandemia, e che vogliamo vivere consapevoli delle difficoltà odierne che, come tutti i tempi bui e tristi della storia dell'umanità, hanno segnato l'inizio di un'era nuova e di una rinascita. Natale e pandemia indicano lo stesso cammino: si ricomincia tutti insieme per salvare l'uomo, il creato, il bello, il santo, il retto e l'onesto, ripartendo dalla grotta di Betlemme.

E allora vediamo come sarà questo nostro Natale 2020. Sarà un Natale del silenzio, della preghiera, del raccoglimento, dell'isolamento, della solitudine ambientale e del distanziamento sociale, ma sarà anche il Natale della vicinanza di Dio a ciascuno di noi, confermando la stessa sua natura e missione dell'essere l'Emmanuele, il Dio con noi, per noi e in noi.

Sarà un Natale senza la vicinanza dei nostri cari, costretti a strare lonatbi per evitare un qualsiasi possibile contagio, ma sarà un Natale più vicini che mai, in quanto la lontannza non fa altro che aumentare la gioia di avere una persona cara, a cui pensare anche a distanza di pochi metri o infiniti e illimitati chilometri che ci separano geograficamente l'uno dall'altro da un punto di vista spaziale, ma non umano, sentimentale, affettivo, parentale o amicale.

Sarà un Natale senza cenoni e banchetti a squilibrare il precario organismo di noi poveri mortali, bisognosi di alimentarsi ma non di abbuffarsi, ben sapendo che anche in questo Natale e soprattutto in questo Natale, c'è gente che non mangia, non ha l'essenziale e muore letteralmente di fame e di inedia. Anche questo è un motivo di trasformare l'epidemia in occasione di vita e di revisioni dei nostri sistemi di sostegno e di giustizia sociale.

Sarà un Natale senza enfasi e grandi entusiasmo, molte volte apparanti e non sostanziali, ma un Natale che va al cuore dei drammi di questa umanità, con i tanti problemi che deve affrontate, tutta unità, a partire dalla salvaguardia della vita e del creato, troppi violanti ed offesi per l'egoismo dei poteri forti ed economici che governano oggi nel mondo.

Sarà un Natale nelle corsie di ospedali vari, con o senza finalizzazione ai malati di Covid, in cui dottori, infermieri, personale di servizio, forze dell'ordine, sacerdoti, religiosi saranno vicini a sofferenti, senza più, ce lo auguriamo, conteggiare migliaia di morti ogni giorno in tutto il mondo per questa epidemia e per le altre malattie dimenticate o trascurate.

Sarà un Natale all'insegna della carità e del servizio a domicilio per le persone che non hanno nessuno, sono sole e senza conforto o aiuto di qualcuno. Non tutti potranno aiutare tutti, ma qualcuno lo potrà fare anche al di là dei limiti sanitari. La carità e l'amore deve sorpassare ogni legge e restrizione.

Sarà un Natale prevalentemente spirituale, per chi vedi in e Bambino il Figlio di Dio ed il salvatore del genere umano, per quale è disceso dal cielo, si è incarnato nel grembo verginale di Maria, concepito per opera dello Spirito Santo, morto è risorto per la nostra eterna salvezza.

Sarà, per molti un Natale nel piano, nel dolore per la perdita dei propri cari, soprattutto di coloro che non hanno avuto neppure i funerali ed il conforto sacramentale. Non possono essere dimenticati e per loro pregheremo in modo particolare, davanti a Gesù Bambino, a Maria Santissima e al San Giuseppe.

Sarà il Natale dei presepi, degli alberi, delle luminarie, dei dolci, predisposti in ogni paese e luogo, ma sarà un Natale sottotono e senza gioia nel cuore, se ci fermiamo solo a questi aspetti esteriori. Invece sarà un Natale davvero santo e beneficio per tutti, se facciamo occupare gli spazi del nostro cuore e della nostra vita a Colui che è venuto per riempire i nostri vuoti ed abbassare i nostri orgogli e le alte colline e montagne degli affari sempre consistenti a danno dei poveri e degli indifesi.

Gesù porti a tutto un Natale di speranza e di rinascita, non solo con i vaccini che contrasteranno l'avanzata del coronavirus, ma con il risanamento delle mente e del cuore do tutta la gente di questo mondo, bisogno di sperare, sognare e realizzare quella fraternità universale, spesso dimenticata e offesa a livello planetario.

Buon Natale nel segno della gioia, del sorriso e della vita che porterà a noi Gesù Bambino.