Omelia (23-12-2003) |
Paolo Curtaz |
Ricordate il buon vecchio Zaccaria? La sua preghiera nel tempio, davanti all'altare degli incensi? L'apparizione di Gabriele che gli preannuncia l'inattesa nascita di un bambino, anzi del più grande tra i nati di donna? Bene: Zaccaria, povero anziano, aveva reagito con poco entusiasmo, con quel po' di dubbio che – sinceramente – avrebbe preso tutti noi. Ma, che volete, gli angeli non sono abituati al tentennamento, non gradiscono i tempi lunghi, e il silenzio del povero Zaccaria era stato interpretato come mancanza di fede. Zaccaria era stato condannato a nove mesi di mutismo, una specie di esercizi spirituali non previsti... Ora è il tempo della circoncisione, del donare un nome, cioè un'identità, a questo figlio così prodigioso, così inatteso. "Giovanni" era stato chiamato dall'angelo e così, in obbedienza, lo vuole chiamare una raggiante e meditabonda Elisabetta ma, che volete, le tradizioni, il "si è sempre fatto così...", occorreva dare il nome di un parente, per rispetto della memoria. La moglie – al solito – viene ignorata e Zaccaria scrive su una tavoletta "Giovanni è il suo nome" e così il silenzio finisce. Zaccaria ora obbedisce, ora collabora la disegno di Dio, e il frutto del suo ritiro forzato è che "benedice Dio". Nel silenzio prepariamoci al Natale, nel silenzio che riflette e medita, che scopre la volontà di salvezza di Dio, che cambia il nome alle cose, che ci permette di vedere il grande disegno che Dio ha sull'umanità! O Emmanuele, Dio-con-noi, attesa dei popoli e loro liberatore: vieni a salvarci con la tua presenza. |