Commento su Sir 24,1-4.12-16; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18
Al termine del tempo di Natale la liturgia di questa domenica può essere vista come un riassunto degli avvenimenti che abbiamo vissuto e una prospettiva per quelli futuri.
Le letture di questa seconda domenica del tempo di Natale ci propongono una riflessione sulla "sapienza" e su Gesù, che sono in Dio, sin dal principio della creazione.
Nella crisi della nostra cultura abbiamo bisogno della sapienza. La differenza tra cultura e sapienza consiste nel fatto che la cultura è la condivisione di certezze comunemente accettate, nate da tanti interessi che la sottopongono all'usura del tempo, la sapienza invece ci rimanda alla radice dell'esistenza: è il germe di ogni verità nuova. Gesù è la nostra sapienza. Ce lo ricorda il Vangelo. Egli è la Parola che "era da principio presso Dio" e che si è resa visibile nell'esistenza di un uomo. Ci rendiamo quindi conto che affidandoci a questa sapienza la nostra vita può cambiare radicalmente, perché le parole e i gesti di Gesù sono le vie della Sapienza.
Nella prima lettura, tratta dal libro del Siracide, si sottolinea proprio questo concetto, cioè che la sapienza di Dio è il suo progetto per entrare in comunione con l'umanità, diventando quindi la rappresentazione dell'opera creatrice di Dio, perché la sapienza è luce, intelligenza, dono dello spirito.
Il Salmo invita a lodare Dio che è vicino al suo popolo, gli dà sicurezza e pace e soprattutto manda al suo popolo la sua Parola, cioè il Cristo incarnato.
Anche san Paolo, nella sua lettera ai cristiani di Efeso, li esorta a lasciarsi guidare dalla sapienza affinché li aiuti ad entrare nel progetto di Dio su noi uomini "scelti e predestinati prima della creazione del mondo" per diventare suoi figli, attraverso il tesoro di grazia che è Gesù per noi.
Nel vangelo di Giovanni ritroviamo il prologo che abbiamo ascoltato a Natale, che ci ricorda che Gesù è la luce, la grazia, l'invisibile che si è fatto visibile, è la "parola" che si è fatta "carne" per illuminare le tenebre che erano nel mondo, ma queste non l'hanno accolto. Queste parole sono un chiaro riferimento al Natale, da capire come mistero, unitamente al volere di Dio e dell'uomo. Colpisce il termine "carne" che sta a significare la realtà cruda dell'umanità, permeata dal sangue, soggetta alla sofferenza, quindi non l'uomo astratto e irreale, ma l'uomo concreto, debole e fragile.
La Sapienza e la Parola vengono presentate come "persona" legata a Dio e mandata da Dio nel mondo per orientarlo verso la luce, aiutarlo a capire il progetto che ha posto in lui, affinché riesca a realizzarlo. Quindi nessuno potrà più dire: qui finisce la terra, qui comincia il cielo, perché ormai terra e cielo si sono abbracciati. E nessuno potrà dire: qui finisce l'uomo, qui comincia Dio, perché creatore e creatura si sono abbracciati.
Testimone di tutto ciò è Giovanni il Battista, che ha la missione di annunciare la misericordia di Dio e la salvezza per tutta l'umanità che si realizza in Gesù che ci dona grazia e verità e, in quanto figlio, ci rivela in parole e azioni il Padre che l'ha inviato. Accogliere il Verbo vuol dire credere in Gesù, cioè aderire pienamente alla sua persona, impegnandosi a testimoniare, nei luoghi in cui viviamo, la sapienza di tutte le cose che ci ha rivelato e che ci chiede di realizzare ed annunciare. Questo vuol dire uscire dai nostri ambienti sicuri e chiusi che ci siamo creati, per diventare missionari nel mondo e portare la sua luce che dà speranza, gioia e voglia di superare le difficoltà che in questi tempi ci impediscono di comprendere appieno il suo messaggio.
Per uscire dalla aridità della nostra vita sociale chiediamo il dono della Sapienza, la capacità di vedere le cose attraverso l'esperienza umana del nostro Dio fatto uomo, che ci stimola anche a saper cogliere il gusto della vita, della fede, delle cose che facciamo.
Per la riflessione di coppia e di famiglia.
- Abbiamo il gusto o il disgusto della vita di fronte alle novità o alla quotidianità?
- Essere amati da Dio da sempre ci dà gioia e responsabilità o lo diamo per scontato?
- Tra Dio e uomo c'è l'abbraccio o difficoltà "di contatto" come sembrerebbe evidenziare il giudizio universale della Cappella Sistina?
don Oreste - Anna e Carlo - CPM Torino