Omelia (01-01-2021) |
Michele Antonio Corona |
Una fede viva si nutre di parole e gesti significativi Iniziamo il nuovo anno con Maria e con lo sguardo su di lei. Sappiamo bene e siamo coscienti quanto gli occhi siano importanti per la nostra vita e in questo tempo intriso di immagini e, troppo spesso, di immagine. La liturgia della Parola presenta in modo delicato e rispettoso la figura della madre di fianco a Giuseppe e in diretto riferimento al Figlio. Maria non è idolatrata né si erge da sola, ma è madre e moglie, oltre che discepola. La pagina del vangelo di Luca presenta i pastori che vanno a trovare il bambino senza indugio. Un'espressione molto bella che sottolinea l'impeto di questa categoria impura e rifiutata di persone che vivevano ai margini della società. Non sarebbe esagerato chiamarli poco di buono, poiché l'idea generale era questa. Esistevano stereotipi simili a quelli che noi per troppo tempo - speriamo di averli fugati - abbiamo utilizzato per gli zingari. Sembrava che ci dovessimo difendere fin dal vederli. Qui invece i pastori si recano alla grotta di corsa compiendo il cammino del discepolo: vedono e riferiscono, contemplano e annunciano, osservano e divulgano la notizia. È proprio quello sguardo sul bambino e sui suoi genitori che genera meraviglia e induce tutti allo stupore. Ancora una volta, Dio sceglie testimoni non credibili, ma credenti. I pastori non potevano avere diritto di testimoniare in tribunale o durante una causa ordinaria, proprio perché non possono essere credibili per la società. Stessa cosa che succederà alla risurrezione con le donne. Eppure, saranno proprio loro a dire, vedere e far udire. Maria, dal canto suo, vede e ascolta. Non parla in questa pagina - lo farà davvero pochissime volte nel vangelo - ma compie ciò che la contraddistingue: medita nel cuore (che è la sede della progettualità di vita) e custodisce parole ed eventi. Guardare Maria significa accogliere questa sua disponibilità a farsi inondare totalmente dalla Parola. Non solo durante le parole dell'angelo a Nazareth, ma anche di fronte alla mangiatoia, nel tempio con Simeone, nella vita di tutti i giorni. Iniziamo l'anno con l'esortazione a custodire e meditare. Maria ci aiuta a capire che ogni parola e ogni gesto, ogni vicenda di vita e ogni incontro parla di Dio alla nostra vita. Con questa fede in un Dio che comunica continuamente con noi la prima lettura - tratta dall'austero libro dei Numeri - ci apre alla dimensione del bene-dire, cioè del dire bene. Quando si riconosce l'attenzione dell'altro, la sua premura e si cerca la sua azione in ogni luogo e in ogni tempo, si può benedire, si deve benedire. Francesco d'Assisi accolse questa benedizione fino a farla diventare la parola donata a uno dei suoi frati più cari: Leone. La meraviglia delle persone che ascoltarono i pastori, diventa la nostra e ci viene posta sulle labbra dalla preghiera di colletta prima delle letture: Signore, fa' che sperimentiamo l'intercessione di Maria, per mezzo della quale abbiamo ricevuto l'autore della vita. Pertanto, davanti alle questioni dell'esistenza - quante ne abbiamo sperimentato in questo ultimo anno - siamo chiamati a stupirci della presenza costante di Dio che si fa trovare spesso nel segno di un bambino adagiato nella mangiatoia e custodito da una semplice coppia di sposi. |