Omelia (03-01-2021)
don Michele Cerutti
Commento su Giovanni 1,1-18

Il tempo natalizio sta suonando gli ultimi rintocchi. Tra pochi giorni l'evento dell'Epifania e poi il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano e la liturgia comincerà il suo Tempo Ordinario. Tuttavia, la ricchezza del periodo che ci viene offerto non dobbiamo disperderla.

La Parola di Dio ci viene in aiuto con tre letture che costituiscono dei veri e propri inni di una profondità sorprendente.

L'inno paolino è conosciuto perché la liturgia delle ore ci invita a pregarlo ogni lunedì delle quattro settimane del salterio.

L'inno del Siracide è meno conosciuto e il prologo giovanneo riusciamo a meditarlo solo in questo tempo dell'anno.

Sono convinto come afferma anche il Cardinal Ravasi che tante volte le nostre preghiere rischiano di essere vuote, monotone e come sarebbe bello rifarci a testi di tale profondità con lo stesso stupore che penso debbono aver trovato le prime comunità cristiane nel soffermarsi a meditare.

Ci libereremmo un poco di molte sentimentali e edulcorate preghiere che sono ancora troppo diffuse tra il popolo cristiano. In questi testi troviamo l'autenticità della nostra grandezza e anche le vere e proprie ragioni della fede.

Gesù ci rivela il volto del Padre. Siamo chiamati a meditare il Dio che viene in mezzo a noi e non è il Totalmente Altro, ma coLui che vuole camminare insieme ai suoi figli.

Non è una ipotesi filosofica come le tante che il mondo propone.

Davanti a questo grande mistero possiamo riuscire a comprendere che se il bilancio della nostra vita rischia di essere basso abbiamo un Dio che non ci vuole lasciare da soli.

Un Dio che non si impone, ma si propone spetta solo a noi accoglierlo o rifiutarlo.

Venne nel mondo, ma i suoi non lo hanno accolto. Giovanni si riferisce al mondo ebraico. Quante opposizioni ha ricevuto nel suo ministero, quanti tentativi di farlo fuori fino a riuscirci con accuse ingiuste. Farisei e dottori della Legge che si alleano con gli oppressori romani per ucciderlo accusandolo del fatto che dichiarandosi Re avrebbe sottratto il potere all'Impero. Tutta la vita di Gesù è segnata da una opposizione del male e fin dai primi vagiti il demonio ordisce contro di Lui i suoi efferati attacchi.

Oggi, tuttavia, succede lo stesso all'interno del nuovo Israele il popolo di Dio e all'interno della Chiesa quando si attacca il magistero del Papa, che i Santi, come Caterina da Siena, definiscono il dolce "Cristo in terra". I farisei, i dottori della Legge nel 2021 sono coloro che arroccandosi su posizioni intransigenti chiudono le porte della grazia a tutti coloro che sono alla ricerca di un senso nella loro vita.

Nella storia della salvezza è sempre successo così i profeti vennero uccisi e non accolti, capita anche a Gesù capita ancora nella Chiesa.

Uniti a Pietro invece siamo chiamati a indicare in Gesù il Volto del Padre e allora riusciamo a mostrarlo a coloro che vivono in un letto di ospedale legato a un respiratore, chiusi nella cella di un carcere, vittime di una guerra.

L'invito è guardare a Gesù che ha vinto le tenebre del mondo. La salvezza allora è per tutti nessuno è escluso. Il Popolo di Dio non deve incorrere nell'errore che ha commesso Israele che legato alle tradizioni del passato non è in grado di accogliere il Dio nuovo.

C'è una nuova relazione con Dio, ci dice Giovanni, che non è più basata sull'osservanza della legge, ma sull'accoglienza del suo amore e che non è più basata sui meriti delle persone, ma sui loro bisogni. Questa è la novità proposta da Gesù. Il credente non è più colui che obbedisce a Dio osservando le sue leggi, ma è colui che assomiglia al Padre accogliendo e praticando un amore simile al suo.

Giovanni in questo prologo vuole dire agli uomini del suo Tempo e a tutti noi che mettendo la sua tenda tra noi Dio ci insegna che è finito il periodo in cui è rinchiuso nelle logiche legaliste di un tempio. Dovunque c'è amore c'è Dio. L'unico culto che Dio cerca e chiede sarà una vita vissuta in un quotidiano servizio agli altri e in quei gesti abbiamo il prolungamento del suo dinamismo d'amore sull'umanità perché al di fuori di questo non esiste altra forma di culto. Dio non è ingabbiato in un tempio particolare: Dio, invece, è presente in ogni uomo, e dovunque c'è amore e servizio agli altri, lì c'è Dio.