Omelia (06-01-2021) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Dio nelle semplici occasioni Chiude il tempo di Natale la Solennità dell'Epifania, che nei primi secoli, in occidente, faceva tutt'uno con la festa del Natale e anche oggi ne è una ricca espressione. Si contempla infatti il Bambino Divino appena nato, accudito da Maria e Giuseppe, che ha già attratto a sé tante persone lontane e distaccate anche per il consorzio sociale, come i pastori che tutto si sarebbero aspettato tranne che la visione angelica annunziasse proprio e loro, quale motivo di gioia, la nascita del Fanciullo. Il Dio che si è fatto Bambino, esile e vulnerabile vedendo la luce presumibilmente di notte in un'abitazione scomoda e approssimativa, già silenzioso e immobile, attira tanta gente al suo cospetto e coloro che vi si avvicinano esclamano: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore", prendendo atto della novità verificatasi a loro vantaggio. Ma la novità, come sempre avviene, ha un'eco il cui riverbero si propaga dappertutto e suscita attrattiva, è motivo di raduno e di convergenza. Ecco che allora essa giunge all'orecchio di alcuni sapienti astronomi che, probabilmente messi al corrente per mezzo di un fenomeno astrale che stavano osservando, si cimentano in un viaggio lunghissimo a bordo dei dromedari, allo scopo non di scrutare gli astri, né di studiare o lambiccare su fenomeni scientifici, ma semplicemente allo scopo di prostrarsi in adorazione davanti a questo Bambino dalla nascita inaspettata. Non appena arrivano a Gerusalemme, infatti, secondo il dire di Matteo, sembrerebbe che facciano una professione di fede: "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella in oriente e siamo venuti ad adorarlo". Nelle loro parole si esprime innanzitutto la fede in un Bambino la cui nascita si aspettavano almeno da tanto tempo (colui che è nato, "adesso"); che questo Bambino è il re dei Giudei. Da dove possono aver tratto queste convinzioni, loro che in oriente sono sempre stati abituati a bizantineggiare sulle stelle e sui fenomeni astrali, interpretando la verità solo sulla base delle posizioni degli astri? Da chi sono stati informati della nascita del re dei Giudei, proprio loro che poco prima avrebbero escluso categoricamente qualsiasi divinità dalla loro formazione umana, abituati com'erano alla sola scienza fenomenica e sperimentale? E' logico concludere che debbano avere avuto una rivelazione, una manifestazione straordinaria dello stesso Signore che li ha sedotti e affascinati e che questa rivelazione abbia avuto luogo in uno dei fenomeni astrali che essi erano abituati a scrutare: "Abbiamo visto la "sua" stella, cioè la stella attraverso la quale egli ci ha parlato di lui, e siamo venuti per adorarlo. Solo Dio è capace di attirare l'attenzione su di sé attraverso la novità di prodigi e di eventi straordinari. Ma solamente in Dio di Gesù Cristo è capace di farlo per mezzo di elementi ordinari, di assoluta semplicità, che anziché turbare e spaventare il loro interlocutore lo affascinano e lo attraggono alla gioia e all'entusiasmo. Proprio com'è avvenuto a questi soggetti sconosciuti che provenivano da ben altre zone e da lontanissime dimensioni culturali. Sono stati sedotti dal fascino di Dio che si è manifestato per mezzo di un astro che li guidati fino a Gerusalemme e da qui fino alla località di Betlemme; che si è rivelato a loro con un evento a loro pertinente, manifestandosi con un linguaggio del tutto amichevole e confidenziale. E proprio questo ci si deve aspettare dal Dio che in Gesù si fa Bambino: il massimo della rivelazione nella piena confidenza, nella vicinanza. Come pure l'attrattiva che avvince e che affascina anziché irrompere nella nostra vita. In altre parole Dio ci si manifesta per mezzo di eventi piacevoli e ordinari che un po alla volta ci conducono a lui e avviene ad esempio che chi non se lo sarebbe mai aspettato a un certo punto si sente chiamato alla vita sacerdotale o religiosa. Oppure, al contrario, che un seminarista erudito, convinto e radicato nella sua scelta, a un certo punto ritenga opportuno per lui intraprendere la vita coniugale e rinunci ad essere ordinato sacerdote. Oppure ancora (cosa che sappiamo ben documentata) che un accanito miscredente anticlericale cambi idea e abbracci la via della fede con risolutezza o che un professionista di alto livello decida di vestire un umilissimo saio. In casi come questi non ci si deve stupire, perché lo stesso Signore che ha attratto a sé i Magi addirittura dall'Oriente è l'unico che possa manifestarsi nella nostra vita senza troppo rumore ma con procedimenti ordinari e silenziosi eppure dalla portata grandiosa ed eclatante. Il rivelarsi di Dio accompagna l'uomo e contrariamente a quanto potremmo aspettarci avviene non in un terremoto ma nel mormorio di un vento leggero (1Re 19, 11 - 13). Oppure in un elemento che sia alla nostra portata e al quale siamo abituati ma che diventa determinante per stabilire un rapporto di dialogo con lui che ci porti a corrispondere a una chiamata. Finché non impariamo a conoscere Dio nella nostra vita, a interpretare ogni circostanza e ogni avvenimento come una visita da parte sua, difficilmente potremo vedere Dio nei libri che parlano di lui perché essi pur dicendoci tanto non ci diranno mai nulla. L'invito che ci viene rivolto in questa Festa di chiusura del periodo natalizio allora è proprio quello di apprendere dal Natale che ci lasciamo avvincere dal fascino di Dio Bambino che vuole incontrarci nelle occasioni semplici prima ancora che noi lo cerchiamo nelle occasioni speciali. |