Omelia (06-01-2021) |
don Alberto Brignoli |
Disseminati di luce Ogni tanto, mi piace andare alla ricerca dell'etimologia delle parole per scoprirne il loro più profondo e originario significato. Oggi ho pensato a una delle protagoniste della solennità che chiude le feste natalizie, e sono andato a ricercare da dove derivi e che cosa significhi la parola "stella". Come la stragrande maggioranza delle parole in uso nel mondo occidentale, deriva da una radice indoeuropea (sanscrita, per la precisione) che si traduce con "spargere", "disseminare". Le stelle, quindi, dagli antichi sono state viste come elementi celesti "sparsi", "disseminati" nella volta del cielo, dei quali all'inizio certamente non conoscevano la natura e la funzione: attribuivano quindi alle stelle una sorta di funzione "decorativa" del cielo, fino a quando, poi, i primi grandi popoli navigatori iniziarono a intravedere nelle stelle e nella loro posizione in cielo un'opportunità per individuare la rotta di navigazione; cosa che utilizzarono anche i grandi popoli migratori che si muovevano per terra attraverso lunghe carovane (come fu, con ogni probabilità, per i Magi descritti dal Vangelo). Si passò poi a intuire che le stelle e tutti gli astri in cielo potessero avere un'influenza su molte attività umane e terrestri, in particolare sull'agricoltura e sulla zootecnia; fu allora che tutti gli studi delle realtà celesti crebbero e si svilupparono insieme alle più grandi civiltà, in una commistione tra scientificità e magia, che solo a partire dal XVII secolo si divisero in astronomia (il funzionamento degli astri su base altamente scientifica) e astrologia (disciplina quasi del tutto priva di ogni fondamento scientifico e quindi basata solo su previsioni e supposizioni). I nostri Magi, quindi, erano saggi che basavano le loro conoscenze su elementi di astronomia e di astrologia insieme, e che un giorno, tra tutti gli elementi celesti "sparsi" e "disseminati" in cielo, ne videro uno brillare in maniera particolare. L'astronomia nel corso dei secoli avrebbe dato il nome di "comete" a questi fenomeni così luminosi e così particolari: ma ai nostri Magi venuti da Oriente non importava dare un nome a quella stella. La sua particolare luminosità, probabilmente, aveva fatto loro pensare a un evento straordinario; la sua scia luminosa, diretta verso Occidente, li aveva guidati fino a Gerusalemme, aveva "disseminato", "sparso" nei loro cuori il desiderio di qualcosa di particolare. Già, il "desiderio": anche questa parola ha un'etimologia particolare, "celestiale" nel vero senso della parola. E per di più ambivalente: contiene la parola "sidera" che indica tutto ciò che si trova in cielo, e il prefisso "de" può indicare provenienza (e quindi ricerca di tutto ciò che viene dal cielo) oppure negazione (e quindi nostalgia di ciò che, dal cielo, ci è stato tolto). Non importa quale sia il vero significato del desiderio, sta di fatto che ha a che fare col cielo, con qualcosa che dal cielo è stato "sparso", "disseminato" sulla terra e crea in noi (come nei Magi allora, e come nei ricercatori di Dio di ogni tempo) l'ansia, la bramosia per qualcosa di veramente grande che è apparso nel cielo della nostra quotidianità. Certo, una stella particolare non "sparge" nell'umanità solamente desiderio di cose belle, di cose del cielo; può anche spargere timore e turbamento, come avviene ogni volta che vediamo segni strani nel cielo e dal cielo, e come fu per Erode e tutta Gerusalemme in quei giorni. Non basta una stella che brilla in cielo, a farci provare gioia e desiderio di cose belle: occorre che il nostro cuore sia saggio come lo fu quello dei saggi venuti dall'Oriente. Il cielo può anche essere cosparso di polvere di stelle, ma il tuo cuore può continuare a vedere un ammasso di nebulose; una stella può anche brillare di una luce particolare e meravigliosa, ma a te quella luce può anche provocare fastidio, e non desiderio; e quello che in te può accendere - come nei Magi - il desiderio delle cose del cielo, in un altro può accendere - come in Erode - la fiamma dell'odio e dell'invidia. Dipende solo dalla tua capacità di stupirti di fronte a una stella che brilla nel tuo cielo e che può rendere preziosa come l'oro la tua vita; che dissemina di bene la tua vita e può renderla profumata come l'incenso; che rafforza in te la speranza del bene e rendere bello ciò che fai, come l'unguento della mirra rendeva bello il corpo dello sposo del Cantico dei Cantici la notte delle sue nozze, oppure il corpo del Cristo deposto dalla croce per la notte della Resurrezione. E la cosa più bella di tutta questa vicenda che abbiamo iniziato a contemplare una quindicina di giorni fa nella grotta di Betlemme, è che da quel giorno in poi tutti quanti abbiamo la possibilità di guardare in alto e di vedere spuntare la stella di colui che è nato, il Re dei Giudei. E a ognuno, quella stella in cielo è capace di regalare qualcosa, perché sa disseminare frammenti di luce anche nelle tenebre più profonde, sa accendere il desiderio delle cose di Dio anche nella notte più buia. |