Omelia (08-10-2001) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Come vivere questa Parola? Sia il sacerdote che il levita (due uomini che dovrebbero vivere l'amore di Dio), raggelati nella loro religiosità formale e abitudinaria, passano oltre l'uomo aggredito dai briganti. Invece il Samaritano gli "si fa prossimo". I verbi della parabola inventata da Gesù lo esprimono con finezza e in profondità. Anzitutto "lo vede": è dunque colpito dalla sua situazione dolorosa. "Ne ha compassione" dal di dentro della sua partecipazione umanissima. "Gli si fa accanto", ossia oltrepassa lo steccato del proprio egoismo per far sentire all'altro una vicinanza tutt'altro che indifferente al suo dolore. Gli fascia le ferite e versa olio e vino, cioè interviene in modo pertinente con puntuale dedizione. Non contento se lo carica sul mezzo di trasporto che possiede, lo porta alla locanda, si prende cura fino in fondo del poveraccio, fino a pagare di tasca propria quel che, alla sua partenza, farà il locandiere. Quel "va' e anche tu fa lo stesso" è un imperativo perentorio rivolto da Gesù a me, oggi. Esimersene o fare orecchio da mercante sarebbe quanto mai distruttivo per la mia vita. Oggi, nella mia pausa contemplativa, non ripeto la famosa domanda: chi è il mio prossimo, ma piuttosto: che cosa mi impedisce di farmi prossimo, a volte anche alle persone che vivono sotto il mio stesso tetto? Forse la distrazione, un'arida abitudinarietà, il comodismo egoista? Pregherò parafrasando l'acclamazione al Vangelo: Nessuno ha mai visto te, mio Dio! Dammi coraggio e perseveranza nell'aiutare il fratello che vedo perché sia vero l'amore che dico di avere per te. La voce di un maestro spirituale e pastore Il "farsi prossimo" entra nel quotidiano spicciolo ma anche in politica. E' dono che va umilmente invocato e al quale deve aprirsi la nostra libertà, perché si produca la conversione del cuore. Card. Carlo Maria Martini |