Omelia (10-01-2021)
don Lucio D'Abbraccio
Il cristiano non finisce mai di diventare cristiano!

«Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio»: così comincia il vangelo di Marco, che salta in questo modo i circa trent'anni di vita che intercorrono tra la nascita di Gesù e l'inizio della sua vita pubblica. Lo abbiamo appena festeggiato bambino qualche settimana fa; lo abbiamo visto circondato dai pastori - i quali sono stati i primi testimoni della nascita del nostro Salvatore -; lo abbiamo visto visitato dai magi nel giorno dell'Epifania i quali, appena entrati nella grotta, si sono prostrati e lo hanno adorato offrendogli in dono: oro, incenso e mirra; e, ora, quasi d'improvviso ci troviamo davanti a un uomo di circa trent'anni, saltando d'un balzo tutti i suoi anni giovanili.

Di fatto gli apostoli e gli evangelisti cominciarono a trasmettere e a scrivere subito per primi i racconti della passione, morte e risurrezione di Gesù e solo dopo hanno cercato di scavare almeno un poco negli anni precedenti della sua vita. Presentarono soprattutto la sua predicazione e i suoi insegnamenti, di cui erano stati spettatori e testimoni. Con Luca e Matteo troviamo anche qualche notizia sulla sua nascita e sulla sua infanzia.

Ma il racconto del battesimo di Gesù è presente in tutti e quattro gli evangelisti, ed è citato dallo stesso Pietro negli Atti degli apostoli (cf At 10,37-38). Il battesimo di Gesù è un episodio molto amato sin dall'antichità e immortalato in molti mosaici e celebri dipinti.

Vediamo Gesù in fila con i peccatori, come se si trovasse in coda davanti ad un confessionale. Il Battista ha parlato del Messia dicendo: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali». Ma Gesù non è lì per fare da spettatore, o per farsi battere le mani, e nemmeno per farsi giudice. Lui è senza peccato, ma entra nell'acqua del Giordano e riceve anche lui il battesimo di penitenza. Ma Gesù aveva bisogno di essere battezzato? Assolutamente no! E allora perché si fa battezzare? Lo fa per umiltà e per dirci che ognuno di noi deve imparare a chiedere perdono a Dio. Perché dobbiamo chiedere perdono a Dio? Perché tutti noi siamo peccatori e tutti abbiamo bisogno della sua misericordia e del suo perdono. Tutti dobbiamo cambiare vita e avvicinarci di più a lui. Impariamo a mettere Dio al primo posto e ricordiamoci del Padre nostro che è nei cieli non solo quando ne abbiamo bisogno, ma sempre!

Ebbene, Gesù «fu battezzato nel Giordano da Giovanni». Egli, dunque, si inserisce pienamente nel popolo. Questo atto compiuto da Gesù è un atto di abbassamento, così come lo è stata la sua incarnazione e la sua nascita, avvenuta nel nascondimento e nella povertà dell'umile stalla di Betlemme: è in questo modo che egli ha assunto intera la nostra umanità.

Ma con il battesimo Gesù offre una prima manifestazione di sé agli altri. Possiamo dire che il battesimo è la sua «investitura», la presa di coscienza della sua figliolanza divina: Gesù è il Figlio, l' «amato», su cui Dio ha posto il suo «compiacimento».

Gesù esce oggi dalla lunga e misteriosa vita privata, per entrare nella vita pubblica: è per lui l'inizio della raggiunta maturità, la sua prima uscita allo scoperto, l'inizio della responsabilità e della predicazione. Gesù, dunque, è il Figlio prediletto del Padre, è il volto di Dio fatto uomo, ed è venuto ad annunciare a tutti l'amore di Dio: questa è la sua missione, questo è il contenuto della sua predicazione, questo dirà durante gli anni della vita pubblica con le parole e con la sua vita.

La sua missione inizia sotto l'impulso dello Spirito Santo. Lo Spirito che ha fecondato il grembo di Maria rendendola Madre di Dio, scende ora su Gesù.

Marco scrive che il Battista proclama dicendo: «Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ebbene sì, Gesù è venuto per dare lo Spirito Santo, cioè è venuto per cambiare il cuore; è venuto per ridarci la possibilità di volerci bene, mettendo dentro di noi l'amore stesso di Dio, perché soltanto Dio sa amare!

Noi siamo stati battezzati-immersi nella vita di Cristo, e quindi siamo invitati a percorrere la sua strada: siamo invitati a rivivere Cristo. «Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (cf Fil 1,21), dirà san Paolo. Ecco allora la grande domanda di questo giorno: il battesimo, dono di Dio, sta diventando oggi una mia risposta a Dio? Il mio battesimo sta trovando ogni giorno di più un impegno di imitazione di Cristo? Sono cristiano di nome o anche con la vita? È un esame di coscienza che dobbiamo fare costantemente.

Il cardinale L.J. Suenens diceva: «Abbiamo tanti battezzati, ma pochi cristiani. Perché? Perché le nostre famiglie e le nostre comunità non sono così vive nella fede da far maturare il seme dei battesimi».

In questo giorno, in cui la chiesa celebra la festa del Battesimo di Gesù, invito ciascuno di voi a ricordare il giorno in cui siete stati battezzati. Lo ricordate? Ricordiamo il giorno del nostro compleanno, del nostro onomastico e altri anniversari, ma, la maggior parte, non ricorda la data del battesimo. Se non la ricordiamo, chiediamo al nostro parroco e non dimentichiamo più la data in cui siamo diventati cristiani!

Il cristiano non finisce mai di diventare cristiano! Per tale motivo è necessario che il battezzato verifichi ogni giorno il suo comportamento di nato alla grazia di figlio di Dio e si impegni ad essere testimone credibile del vangelo nella Chiesa e nel mondo. Amen!