Omelia (06-01-2021) |
don Luca Garbinetto |
I Magi, cercatori di Dio Il cammino dei Magi, venuti dall'oriente, simbolo di tutte le nazioni presenti sulla terra, è da sempre immagine del cammino di ogni uomo che cerca sinceramente Dio. Sono uomini sapienti, desiderosi di scoprire la profondità del senso della vita, abituati a scrutare i misteri del cielo e della terra. Richiamano anche noi alla sapienza del cuore, alla cura di quell'atteggiamento fondamentale per la vita che ci spinge ad andare oltre le apparenze, a non accontentarci del superficiale, a penetrare in profondità la presenza di un Oltre in ogni piccola cosa che viviamo. I Magi sono immagine del nostro cammino di scoperta della nostra vocazione, del meraviglioso progetto d'amore intessuto da Dio nella nostra storia personale. In qualche modo, sono l'esempio di chi sa di non essere mai arrivato: sono uomini spirituali, poiché mantengono uno spirito in ricerca e desideroso di crescere per tutta la vita. Il discernimento, dunque, sembra proprio essere il loro stile di vita. La formazione ricevuta - e sicuramente è stata tanta! - non si è ridotta a essere un pacchetto assunto e incamerato una volta per sempre. La formazione degli uomini e delle donne di Dio, infatti, è sempre con-formazione a Colui che chiama e seduce. E la vocazione a essere ‘di Dio' è per ogni uomo e donna nati su questa terra! Anche i Magi si sono sentiti chiamare, prima senza comprendere bene, poi con sempre maggior chiarezza: la stella, segno della presenza di Dio, ha lasciato il posto all'incontro personalissimo con Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo. Siamo così invitati anche noi a verificare come viviamo il nostro processo di formazione umana, spirituale, religiosa. Essere cristiani significa donarsi totalmente giorno per giorno, senza mezze misure. Con-formarsi a Colui che ci ha fatti suoi vuol dire darGli tutto, senza trattenere nulla per noi, perché tutto da Lui abbiamo ricevuto. I Magi ci fanno ancora una volta da specchio evangelico. Essi infatti viaggiano portando dei doni, che poi lasciano davanti al piccolo Gesù. La tradizione li ha riconosciuti come omaggi alla divinità e alla regalità del Figlio di Dio, come annuncio della sua Passione. Noi vogliamo coglierli come un'offerta di se stessi e dei popoli da cui provengono e a cui torneranno come evangelizzatori. L'oro, infatti, può indicare tutto il bene che essi hanno compiuto nella loro vita: i moti di bontà, le opere di misericordia, i gesti di servizio. L'oro è la dignità della persona, di ogni persona, che si manifesta in atteggiamenti e scelte di diaconia verso i fratelli. È la bellezza più evidente dell'essere umano, che i Magi porgono a Gesù, in segno di gratitudine, perché sanno di avere ricevuto tutto da Dio. L'incenso è l'intimo desiderio di andare oltre, la nostalgia di infinito che abita i loro cuori, la spinta alla trascendenza che li muove. In fondo, si sono messi in cammino per questo, per dissetare la loro sete di Dio. Così è l'uomo: l'unica creatura al mondo capace di relazione con Dio! La preghiera, il silenzio della meditazione, la celebrazione della vita, che per noi cristiani diventa liturgia, sono elementi indispensabili per essere veramente uomini. Esigono la capacità di fermarsi e di ascoltare se stessi, e la voce di Dio in noi. I Magi porgono a Gesù anche questa vita interiore, di cui sono umilmente riconoscenti. E infine la mirra. Unguento destinato ai defunti, essa è simbolo di tutte le sofferenze e i dolori dell'uomo e della donna, di ogni popolo. L'esperienza della fragilità è parte costitutiva dell'essere creatura, e per i figli dell'uomo è necessario percorrere un itinerario che aiuti a riconciliarsi con la propria debolezza. Quanta paura ci fa la morte, di cui ogni contatto con la vulnerabilità è annuncio! I Magi offrono a Gesù anche la loro piccolezza, perché sanno che solo in Dio essa trova senso: nella nostra miseria, siamo invitati ad alzare lo sguardo per contemplare l'infinita misericordia di Dio, e sarà Lui che trasformerà la nostra povertà in umiltà. Nella carovana dei Magi siamo anche noi. Facendo il punto del cammino, siamo invitati a riflettere e a condividere la nostra bellezza, il nostro rapporto con Dio, la nostra fragilità. Quanto più scopriamo chi siamo e ci riconosciamo in queste dimensioni del nostro esistere, tanto più siamo capaci di condividerle per trasformare i nostri incontri in fraternità. Solo la relazione autentica, infatti, svela e guarisce, scava e accoglie, libera e fa crescere. |