Omelia (17-01-2021) |
Michele Antonio Corona |
Accogliere lo sguardo d'amore di Gesù è già salvezza Riprendiamo il cammino del Tempo Ordinario con la II domenica che ci presenta la figura di Gesù Agnello di Dio. Il brano dell'evangelista Giovanni narra in modo teologico la chiamata dei primi discepoli. Come sempre, i vangeli non sono la cronaca dei fatti, ma ne sono la rilettura credente; così in due domeniche successive (II e III) la liturgia ci offre due prospettive differenti e complementari dell'iniziativa di Gesù verso i suoi discepoli. Nel quarto vangelo tutto è caratterizzato dallo spostamento dello sguardo: prima Giovanni su Gesù, poi Gesù su Simone. La vocazione dei discepoli non è una chiamata alle armi né una proposta di lavoro: è una relazione personale, esistenziale, totalizzante. Il Battista, vedendo Gesù, testimonia ai discepoli che quegli è l'Agnello di Dio. In questa affermazione si condensa la tradizione dell'Antico Testamento sul sacrificio di espiazione e di salvezza, il senso pieno della pasqua e il mistero della morte di Cristo, figurata da Apocalisse. Poche parole che rappresentano l'esplosione della grazia, la testimonianza verace del Battista, il programma per la comunità cristiana. Ma come comprendere tutto questo? Come viverlo in modo pieno? L'evangelista presenta la domanda trasognata dei due discepoli che seguono Gesù e gli chiedono dove abiti? Cercano di controbattere all'interrogativo profondo posto da Gesù: cosa cercate? Questa è la domanda fondamentale per ogni uomo e donna: cosa cerchi? Cioè: cosa vuoi dalla tua vita? Come vuoi spendere la tua esistenza? Dietro cosa corri?
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