Omelia (24-01-2021) |
don Michele Cerutti |
Quando le tenebre del mondo si diramano e tutto sembra non aver più senso, quando l'oscurità della notte sembra non finire mai, quando il male sembra essere la protagonista unica della Storia è proprio in quel momento che Dio irrompe nella scena del mondo e interrompe quel silenzio che disorienta l'uomo. Erode cerca in tutti i modi di zittire la verità e fa arrestare il Battista, troppo scomodo perché interpella la sua coscienza. La Galilea deve essere stata sgomenta perché in mezzo a tanta oppressione la voce del Precursore rimaneva una sicura Roccia che dava ancora una volta fiducia. Quando il Battista viene arrestato lo sconvolgimento deve essere stato forte. Dio, tuttavia, fedele alla sua Alleanza, non lascia il suo Popolo e il suo unico Figlio, dopo più di 30 anni di vita nascosta, inizia a muovere i suoi primi passi nel ministero pubblico e in mezzo a tanto male e a tanta angoscia lancia un invito forte che rimane valido fino alla fine del mondo: "Convertitevi e credete al Vangelo". Un invito che già i profeti avevano lanciato nella storia della salvezza. Giona ci dice la prima lettura viene inviato a Ninive, città lontana da Dio, e davanti a delle resistenze iniziali da parte del profeta questi deve arrendersi e compiere la sua missione anche in quella città che lui disprezzava. I niniviti dimostrano quella docilità e quella disponibilità sorprendente all'invito a convertirsi. Questa sollecitazione l'aveva lanciata anche il Battista e lo abbiamo sentito risuonare nel tempo forte dell'Avvento. Ora è Dio stesso che invita a convertirsi e lo fa tramite il Figlio Gesù. Erode non sa che il male ha il tempo contato e in Cristo si realizza la promessa antica. La Luce, come la definirebbe Giovanni l'evangelista nel suo prologo, ha bisogno della collaborazione degli uomini per diramare le tenebre. In mezzo a quello scenario di scoraggiamento e di tristezza Gesù cerca i suoi collaboratori. I rabbì del tempo non andavano alla ricerca erano loro stessi ricercati e alcuni chiedevano di poter accedere alla loro scuola. Con Gesù è diverso l'iniziativa spetta Lui. Viene smontata quella logica che definisco di ingegneria pastorale per cui per chiamare giovani a una vita di sequela occorre affinare tecniche particolari. Nulla di tutto ciò Gesù parla al cuore e alla Chiesa spetta il compito importante di pregare prima di tutto perché ci sia apertura da parte dei giovani al progetto di Dio e mettere poi a disposizione persone capaci di aiutare a leggere la vita nella sua semplicità. Altri tatticismi sono sforzi inutili che rischiano di imbrigliarsi in sabbie mobili. Gesù trova Andrea e Simone e poco più avanti Giacomo e Giovanni. Sorprende Dio perché le chiamate dei suoi apostoli avvengono nella quotidianità, nella semplicità della vita di tutti i giorni. Non nascondo una certa perplessità quando in incontri vocazionali proposti da Diocesi o da Congregazioni religiose o da Movimenti ecclesiali vengono presentate testimonianze con storie forti, che possono impressionare in un contesto come quello degli incontri, ma che sei poi elaborati personalmente dicono poco nella vita dei singoli giovani. Si pensa che per mettersi alla sequela di Gesù occorre avere avuto una vita dissoluta, una situazione familiare difficile, guarigioni fisiche e morali. No, questa icona che Marco ci offre, in pochissime pennellate, ci dice che Gesù chiama nelle situazioni della quotidianità e non vi è situazione per forza estrema per chiamare alla Sua sequela. Anche nelle situazioni al limite il Signore agisce, ma non debbono essere prese come riferimento eclissando la normalità. Se guardiamo alla vita dei Santi molte volte nella loro scelta non c'è nulla di sorprendente o di particolarmente eclatante quando hanno deciso di intraprendere la vita religiosa o sacerdotale. La loro è stata una disponibilità a Dio aiutati a leggere la loro vita da alcune guide spirituali. Quello che c'è richiesto oggi penso è proprio uscire dal marketing vocazionale e porci più su un piano più della quotidianità. Queste chiamate alla sequela nei brani che la liturgia ci propone già da domenica scorsa ci sollecitino nella preghiera costante per le vocazioni perché il Signore che continua a chiamare i suoi figli apra il cuore all'ascolto. |