Omelia (24-01-2021)
padre Antonio Rungi
Conversione e chiamata per potenziare il Regno di Dio

La terza domenica del tempo ordinario ci offre l'opportunità di riflettere sui temi della conversione e della chiamata, strettamente legati tra loro.

Tutta la liturgia della parola è appunto incentrata su questi argomenti, che rappresenta la parte dominante dell'annuncio messianico e della prima comunità cristiana.

Il tempo è compiuto e proprio perché non abbiamo altro a disposizione per pensare a tempi migliori, si fa urgente cambiare strada, convertirsi e rinnovarsi nel profondo del proprio cuore e della nostra vita, a partire dalla risposta personale alla chiamata di Dio. San Paolo Apostolo nella prima lettura di oggi, tratta dalla sua lettera ai Corinzi mette in evidenza proprio questa urgenza di cambiamento, perché non abbiamo molto tempo per rinnovarci e cambiare vita. Scrivendo ai cristiani di Corinto, nella sua prima lettera inviata a questa problematica comunità cristiana da lui fondata, dice che il tempo si è fatto breve. Per cui, d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; (invito ad una vita pura e casta, distaccata dagli affetti e dagli amori più sinceri); quelli che piangono, come se non piangessero (invito a dimenticare le sofferenze e a metterle da parte); quelli che gioiscono, come se non gioissero (invito a distaccarsi dalle gioie della vita); quelli che comprano, come se non possedessero (invito a distaccarsi dai beni della terra e dalla bramosia del possesso); quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente (invita al discreto utilizzo delle cose per raggiungere fini precisi). Tutto questo va inquadrato in una verità assoluta da cui nessuno può prescindere nella sua vita quotidiana e della sua breve o lunga esistenza: "passa infatti la figura di questo mondo". In poche parole siamo di passaggio su questa terra e nulla ci deve legare alla terra, ma solo al cielo.


L'invito alla conversione è richiamato anche nella prima lettura della liturgia di questa domenica con la predicazione di Giona, al quale fu rivolta dal Signore questa parola: «Àlzati, va' a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona obbedisce alla voce del Signore si alzò e andò a Nìnive. Qui viene descritta anche la città, per capire di che cosa si parla. E infatti, si dice che Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Diciamo una città di abitazione media. Per cui Giona cominciò a percorrere la città per il giorno e man mano che andava avanti nel suo cammino presentava il rischio imminente per quella popolazione: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta». Quaranta indica un numero ben preciso nella sacra scrittura e ricorre spesso per indicare il tempo minimo necessario per un'opportuna purificazione. Da qui il termine quaresima, quarantena. Termini molto usati in questi anni per indicare quello che bisogna fare a livello sanitario quando c'è in atto un'infezione, come quella da coronavirus che ha causato la pandemia. Probabilmente ci troviamo in questo testo di fronte ad un'epidemia di quel tempo, di cui si può ipotizzare varie sfaccettature. Di fronte alla parola forte del profeta, i cittadini di Nìnive si convertirono. Infatti, credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Erano questi i segni esteriori che si usavano per fare penitenza e che nel corso dei millenni hanno segnato la storia del cristianesimo, il culto, la liturgia e la pratica penitenziale personale e comunitaria. Di fronte alla concreta volontà di cambiare strada da parte dei niniviti, Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. Il male era la distruzione della città. In che modo? A Dio tutto è possibile, ma più che vedere in questo brano le minacce, bisogna capire la misericordia di Dio e il suo perdono. Il brano va letto sotto questa ottica e sotto questo aspetto, dalla minaccia al perdono, ma la minaccia è propedeutica al perdono divino.


In questa prospettiva si comprende l'opera evangelizzatrice dello stesso Gesù che inizia il suo ministero pubblico e predica la conversione. Infatti, a chiedercelo è direttamente Gesù nel brano del Vangelo di Marco che è molto esplicito e diretto su questo argomento. Il riferimento è chiaro ed è attinente alla sua venuta come Messia e Salvatore, ma non tutti capirono ed accolsero il messaggio e l'invito di Gesù a cambiare registro e ritmo nella loro vita. L'invito alla conversione da parte di Gesù è rivolto a quanti lo voglio seguire davvero e da vicino dopo che Giovanni Battista era stato arrestato e quindi tenuto in carcere, per le note vicende relative all'immoralità del Re Erode.

Lo smarrimento provocato dall'arresto di Giovanni Battista presso i suoi discepoli e la gente, fu un motivo in più da parte del Signore di incentivare la sua attività di evangelizzazione, al punto tale si trasferì nella Galilea, e proclamava il vangelo di Dio. La sua predicazione in che cosa consisteva, quali erano i contenuti del suo annuncio. Al suo tempo non c'erano le tecniche di registrazione audio e video che ci sono oggi, perché si potevano avere tutti i discorsi di Gesù in modo preciso e con la sua diretta voce. Invece abbiamo una sintesi, i cosiddetti loghia, espressioni sintetiche che in pochi termini racchiudeva tutto quello che il maestro aveva detto. Una sintesi operata a posteriori, cioè dopo la risurrezione di Cristo e l'invio dello Santo sul gruppo degli Apostoli i quali incominciarono a scrivere i ricordi della vita vissuta vicino al Maestro. Marco nel suo Vangelo mette in risalto proprio il tema della conversione e attribuisce al Signore queste parole: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

La cronaca della sua itineranza non si ferma solo all'invito alla conversione, va oltre in senso geografico ed anche contenutistico del suo messaggio. Infatti, Gesù, passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.

Perché tanta prontezza da parte dei discepoli del Signore a mettersi alla sua sequela? Una domanda alla quale possiamo rispondere approfondendo il brano del vangelo appena ascoltato.

Il racconto della chiamata dei quattro si radica nel profondo della tradizione apostolica ed è collocato in un contesto di evangelizzazione alla cui base c'è l'invito alla conversione.

Gli apostoli sentono la necessità di cambiare, di rinnovarsi, di ricominciare una vita nuova e diversa, rispetto a quella finora svolta, forse neanche senza grosse soddisfazioni.

Un lavoro di pescatori quali soddisfazioni può mai dare? «Il mare di Galilea», in realtà, è solo un "lago" formato dal fiume Giordano, lungo km 21 e largo km 12, ma era molto pescoso e costituiva una provvidenza per le città che sorgevano nelle sue vicinanze. Per quei giovani pescatori era l'unica fonte di lavoro e di guadagno. Altro motivo non c'era, né poteva esserci. Allora non c'era la pesca per hobbies o per divertimento, ma solo la pesca, come anche oggi, per reperire il cibo per alimentarsi e poi distribuirlo sui mercati al fine di un onesto guadagno. Sono mestieri antichi come il mondo e nascono con l'uomo che è pescatore per struttura mentale primaria.

Pertanto, Marco in questo sintetico brano del suo vangelo ci offre un esempio di radicale conversione e fede: nell'accogliere la chiamata di Cristo, nel lasciarsi conquistare da Cristo. Tale chiamata è una chiamata all'amore, al servizio, alla carità e non alle armi o a farci guerra gli contro gli altri.


Questo vangelo si colloca perfettamente in questo ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani che si conclude lunedì 25 gennaio 2021, in occasione della festa della conversione di San Paolo Apostolo che parla spesso nel suo epistolario della sua chiamata alla missione per la costruzione di una sola comunità ecclesiale e dell'unità del popolo santo di Dio, redento dal sangue prezioso di nostro Signore Gesù Cristo. Ma tutta la parola di Dio ha un suo peso in questo giorno del Signore dedicato proprio alla Domenica della Parola, che è vita per la nostra vita, è gioia e speranza per noi pellegrini e viandanti in cammino verso l'eternità, guidati da questa stella luminosa che è la parola del Signore.