Omelia (24-01-2021) |
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Commento su Marco 1,14-20 In questa terza Domenica del tempo ordinario il Vangelo di Marco ci presenta la prima predica di Gesù, il suo primo annuncio del Vangelo, uno dei momenti più attesi e decisivi della vita di Cristo. Tuttavia, l'intero annuncio del Vangelo sembra essere contenuto in sole due parole: "Convertitevi e credete". Nella sua prima predica ci saremmo aspettati un lungo ed articolato discorso introduttivo sui contenuti essenziali della fede cristiana, sui misteri della vita di Cristo e della Chiesa, Marco invece non riporta nulla di tutto questo ma racconta fedelmente queste poche parole pronunciate da Gesù. Le fede cristiana ha bisogno di coniugare il contenuto rivelato da Dio con la disposizione dell'animo umano ad accogliere il suo messaggio. Gesù sembra anteporre la necessità di questa disposizione ad accogliere il suo messaggio al contenuto stesso della fede. Convertitevi, cioè cambiate direzione, invertite la direzione del vostro cammino e voltatevi verso di me. Sebbene i contenuti della fede e l'atto di fede siano inseparabili, tuttavia i contenuti rivelati senza la libera decisione di accogliere, senza la volontà decisa e ferma di camminare con Cristo, rimangono semplici e pure ideologie. A tale proposito la tradizione cristiana, specialmente quella dei Padri medievali, distingue due tipi di fede, la fede con cui credo e la fede nella quale credo. La prima indica l'atto stesso con il quale il credente, sotto l'azione della grazia, si affida a Dio che si rivela e ne assume il contenuto come vero. La seconda indica il contenuto proprio della fede che viene accolto. Sant'Agostino fa notare che non c'è separazione tra queste due realtà, l'una rimanda all'altra. Ecco perché Gesù, nel suo primo annuncio del Vangelo, prima di procedere con i contenuti, chiede ai suoi uditori di prepararsi a ricevere il suo messaggio e a credere a tutto ciò che verrà detto. L'atto di credere non è casuale e nemmeno automatico, prima di tutto è una scelta. Le due chiamate alla fede di Andrea e Simone e di Giacomo e Giovanni, narrate da Marco nel Vangelo di oggi, sono la testimonianza di quanto detto. Gesù non cerca di convincere le due coppie di fratelli con discorsi persuasivi o esponendo nel dettaglio le conseguenze dalla loro sequela, semplicemente li chiama, li invita a seguirlo e l'atto stesso di lasciare le reti per seguire Gesù apre questi uomini ad accogliere il messaggio del regno. Ancora una volta il Vangelo sembra richiamare la nostra attenzione ad una evangelizzazione adulta, matura e consapevole. La Chiesa prima di annunciare i contenuti deve preparare i cuori. Solo un cuore deciso a convertirsi, cioè a cambiare direzione è pronto per accogliere il Vangelo. Come Gesù, anche noi siamo chiamati prima di tutto ad essere annunciatori credibili e a suscitare nei fratelli quella nostalgia di Dio, che è già presente e giace nel profondo del cuore di ogni uomo, nostalgia che se risvegliata è capace di far abbandonare qualsiasi rete, in qualsiasi momento, senza alcun indugio, per seguire Gesù e il suo Vangelo. Commento a cura di Paolo Morocutti |