Omelia (31-01-2021)
don Michele Cerutti


Gesù dopo il Battesimo nel fiume Giordano, dopo essere stato provato nel deserto da Satana, lo abbiamo visto domenica scorsa a chiamare i suoi primi discepoli. Ora con loro inizia a muovere i primi passi del Ministero pubblico.

Marco ci presenta la giornata tipica del Signore a Cafarnao. Lo scopo principale del suo Vangelo è aiutarci a identificare chi è Gesù.

Il primo momento di questa giornata è in sinagoga dove Gesù spiega le letture sacre. Questa viene a costituire una sorta di prima forma di educazione ove Gesù vuole indicare, ai discepoli e a coloro che vivono a Cafarnao, un esempio.

Viene fornito un primo elemento importante in questi primi versetti quello dato dalla parola greca "didaché", che significa insegnamento.

Gesù è colui che insegna. Questa espressione Marco la utilizza nel suo Vangelo 5 volte.
L'evangelista utilizzerà 10 volte un'altra espressione: Maestro.

In questo brano ci viene offerto in pochi versetti un importante aspetto di Gesù quello di insegnare. Tuttavia, a quei tempi non mancavano gli scribi anche loro spiegavano la Parola. La differenza ce la offre sempre Marco quando ci dice che quelli della Sinagoga erano sorpresi perché parlava loro come uno che avesse autorità.

Gesù offre a tutti una lezione importante la Scrittura non è realtà disincarnata penetra nell'attualità. Gli scribi del tempo si limitavano a uno sfoggio delle loro conoscenze, ma rimanevano molto sull'astratto.

Davanti a Gesù mentre stava parlando uno spirito impuro, un demonio tormenta un soggetto che dice: Che vuoi da noi Gesù il Nazareno?. Questo demonio vuole subito svelare l'identità di chi sta insegnando, davanti alle folle che si stanno interrogando su chi sia. Il diavolo, attraverso il soggetto vessato dice: Tu sei il Figlio di Dio. C'è l'impazienza del male a svelare subito l'identikit del Maestro, perché il demonio che è il "grande teologo" sa benissimo che per conoscerlo bene Dio lo si può solo scoprire sulla Croce e con la sua Risurrezione. Il diavolo ha fretta di mostrare chi è Gesù per poi distogliere il nostro sguardo dalla prova più grande del Suo amore e in tal modo svuotarlo di ogni significato. Pietro lo identificherà nel corso del suo ministero come Figlio di Dio, ma Gesù stesso lo esorterà a rendere più autentica questa professione di fede più avanti ovvero alla luce della Pasqua.

La fede non chiede fretta, chiede di essere, uso una espressione non bella stilisticamente, ma che può aiutarci, camminata. Sì, la fede è un cammino.

Il Signore muove i suoi primi passi e il demonio inizia a svelare i suoi oscuri progetti. Lo scopo del diavolo è chiaro da principio: disaffezionarci dalla fede ovvero privare questa di ogni significato più profondo. Satana non vuole farci fare il cammino indicandoci già il traguardo svuota il tutto. Gesù non ha paura sa benissimo che il demonio non può fare niente contro di Lui e gli ordina di uscire da questo uomo.

Il demonio esiste lo sappiamo benissimo agisce per staccarci da Dio portando la divisione tra di noi. Sappiamo tuttavia che Gesù lo ha vinto e allora la nostra fede non vive per paura del diavolo, ma in risposta di quell'amore grande che solo il Signore sa riversare e nella consapevolezza che Dio stesso ha vinto il male.

L'evangelista Luca ci dice che a Nazareth nella Sinagoga legge il rotolo di Isaia in cui viene descritto il compito del Messia che è quello di liberare dalla schiavitù del peccato e Marco ci offre una concretizzazione di questo, nella Sinagoga di Cafarnao, con la liberazione dalla possessione di un soggetto tormentato.

Quello che viene offerto in questo episodio è una grande lezione anche per i discepoli, che abbiamo visto domenica mettersi alla sequela di Gesù.

La liberazione che Gesù offre all'uomo non è quella politica, come forse sperano alcuni di quelli che lo stanno seguendo. L'uomo ha bisogno di liberarsi del peccato che lo imprigiona e lo tormenta.