Omelia (31-01-2021)
diac. Vito Calella
La museruola del silenzio e l'uscita dei demoni

La Parola viva ed efficace del Cristo si offre al nostro ascolto.
La promessa ascoltata oggi, proferita da Mosé al popolo, conforme sta scritto nel libro del Deuteronomio, ha trovato il suo compimento in Gesù il Nazareno, per l'autorità con cui insegnava e per il potere di mettere a tacere i demoni che stanno in agguato in ciascuno di noi. Abbiamo ascoltato: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto» (Dt, 18,15). Gesù apparteneva al popolo di Israele nella sua condizione umana, ma era «pari a Dio» nella sua condizione divina. Gli evangelisti e tutti noi cristiani, convertiti dall'annuncio gioioso della sua morte e risurrezione, sappiamo che ora egli è il «Verbo fatto carne» (Gv 1,14), è colui che ci ha rivelato definitivamente il vero volto di Dio, cioè di "Padre unito al Figlio nello Spirito Santo". Gesù è il Cristo risuscitato che ci parla oggi e ci rivela, con la potenza illuminatrice e liberatrice delle sue parole, la volontà del Padre unito a Lui nella gratuità d'amore dello Spirito santo di allargare questa comunione con tutta l'umanità, scegliendo di prendere dimora in ciascuno di noi, pur rispettando la nostra libertà.
Il contesto è il giorno di sabato, giorno in cui il riposo dal lavoro settimanale permetteva di concedere spazio alla mente e al cuore umano affinché la parola di Dio, ascoltata in atteggiamento orante, potesse essere «viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; penetrare fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e aiutare a discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (cf. Eb 4,12).
Il giorno di sabato diventa per noi cristiani il giorno del Signore, la domenica. Possa diventare il giorno del riposo della nostra mente e del nostro cuore per disporci veramente, come abbiamo pregato con il salmo, all'ascolto, all'accoglienza di Dio che ci parla in mezzo al bombardamento di tantissime altre parole e comunicazioni continuamente ricevute in questa nostra cultura globalizzata della comunicazione. E possa diventare uno stimolo per ritagliarci anche nei giorni feriali degli spazi e dei tempi privilegiati di preghiera, aprendo la bibbia, perché non sono mai dati per scontati.
La sinagoga era il luogo di culto tutto incentrato sull'ascolto delle Sacre Scritture e sulla catechesi degli scribi; rappresenta per noi oggi il dono di ogni liturgia della Parola, cioè di ogni nostro incontro orante con la parola di Dio, a cominciare da quella inclusa nel rito della celebrazione eucaristica che ci unisce tutti come popolo di Dio celebrante la centralità della morte e risurrezione di Gesù Cristo, nostro Signore. Ma questo incontro orante con la Parola di Dio possa scandire anche la nostra vita quotidiana, ogni nostro lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato, in mezzo a tutte le altre cornici di attività giornaliere programmate e incastrate in un ritmo inarrestabile di "cose da fare".
Proviamo a sentire gratitudine e meraviglia per le occasioni che ci sono date per vivere comunitariamente l'incontro orante con la Parola di Dio nelle celebrazioni liturgiche e nei vari circoli biblici settimanali a cui possiamo partecipare.
Chiediamo al Signore la perseveranza di vivere ogni giorno come ascoltatori della Parola scegliendo di dedicare singolarmente nostri tempi e nostri spazi solitari di preghiera.
L'incontro orante con la Parola di Dio per fare uscire i demoni, con la mureruola del silenzio.
Non facciamo diventare l'incontro orante con la Parola di Dio come un incontro abitudinario che suscita al massimo sentimenti di meraviglia senza però provocare una vera e propria liberazione dai demoni che ci mantengono ancorati al nostro egoismo e ci rendono indisponibili alla comunione con il Padre per aprirci alla comunione fraterna.
L'incontro orante con il Cristo risuscitato che ci parla nelle nostre celebrazioni liturgiche comunitarie e nei nostri tempi e spazi solitari di preghiera sulla Parola di Dio possa veramente diventare un'esperienza di liberazione dalla tendenza a voler decidere della nostra esistenza esclusivamente per conto nostro, confidando unicamente in noi stessi, nelle nostre idee, nelle forze interiori della nostra coscienza.
Il posseduto dallo spirito impuro del Vangelo di oggi non è un personaggio estraneo alla nostra condizione esistenziale; può rappresentare ciascuno di noi quando si lascia veramente penetrare dalla "spada a doppio taglio" della Parola di Dio accolta, ascoltata, pregata, meditata.
È una rivoluzione! Si scatena una lotta interiore perché siamo provocati a uscire dal nostro egoismo per far abitare la Trinità al centro del nostro cuore.
Quell'uomo posseduto da uno spirito impuro era un fedele frequentatore della casa di preghiera, aveva ascoltato bene l'insegnamento dato con autorità da Gesù. Lo conosceva bene, perché improvvisamente si mise a gridare dal mezzo dell'assemblea liturgica: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!» (Mc 1,24). Più la purezza della verità della Parola di Dio penetra in ciascuno di noi, più diventa come una spada a doppio taglio che smaschera i demoni a difesa del nostro "Io" indisposto a lasciar spazio all'azione divina dello Spirito Santo dentro di noi. Parla un individuo di cui non conosciamo il nome, ma parla rappresentando un "noi" collettivo che abita nell'intimo della sua corporeità vivente capace di intendere e di volere.
Non sono specificati i nomi di questi demoni, ma li possiamo identificare ricorrendo ad altre fonti.
Un giorno Gesù dirà che in ciascuno di noi c'è una radice di impurità che può provocare azioni disastrose per noi stessi e per le nostre relazioni fraterne. «Dal cuore degli uomini escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza» (Mc.7,21-22).
Corrispondono alle opere della carne elencate dall'apostolo Paolo nella lettera ai Galati: «fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere» (Gal 5,19-21)
I primi monaci del deserto, maestri di spiritualità e primi psicologi dell'animo umano, erano arrivati a dare un nome ad alcuni demoni che sono sempre in agguato dentro di noi, pronti a ingannarci per farci vivere una falsa esperienza di "salvezza".
Al livello degli impulsi istintivi della nostra condizione umana avevano identificato il demonio della gola da cui derivano i vizi e le incapacità di autocontrollo, quello della lussuria, da cui derivano le soddisfazioni immediate del piacere facendo uso e consumo non rispettoso degli altri e il demonio della brama di possedere ricchezze, da cui derivano tutte quelle forme di attaccamento del cuore al denaro e -diremmo oggi- allo stile di vita del consumismo.
Al livello dei sentimenti più duraturi e meno istintivi avevano individuato tre atteggiamenti demoniaci pericolosi: la tristezza che è il risultato dell'essere schiavi dei sentimenti di colpa per scelte passate sbagliate e per un vissuto che non si può modificare; l'accidia, che è quella difficoltà di vivere bene e con amore il momento presente, soprattutto quando costa sacrificio; e la collera, che è quel serbare rancore e rabbia per i conflitti relazionali, senza riuscire a rappacificarsi iniziando processi di riconciliazione.
Al livello di consapevolezza razionale avevano individuato i demoni dell'ambizione, dell'invidia e della superbia, che impostano le relazioni umane sulla base del freddo calcolo di interesse a proprio vantaggio, della competizione e del confronto per voler sempre apparire i migliori degli altri e i vincenti, costi quel che costi.
La museruola del silenzio per mettere al centro del nostro cuore «Santo di Dio»
Le parole di Gesù ascoltate, pregate, accolte in noi scatenano questa lotta interiore, paragonabile alle grida di quell'uomo. Chi grida non accoglie, ma rigetta. L'imperativo di Gesù «Taci!» diventi per noi un appello al silenzio.
Il silenzio diventi come una museruola posta sulla nostra bocca, per tenere a bada e dominare i demoni del nostro egoismo, sempre in agguato dentro di noi.
L'imperativo di Gesù «Esci!» diventi per noi esperienza dell'efficacia di ogni nostro incontro orante con la Parola di Dio affinché possiamo sperimentare veramente la conversione fecendo uscire da noi stessi le forze interiori che ci rendono autoreferenziali, per lasciar spazio, nella nostra povertà, all'azione dello Spirito Santo.
Chiediamo la grazia di poter sperimentare nella nostra vita l'efficacia, per la nostra conversione, della «spada dello Spirito, che è la parola di Dio» (Ef 6,17b).