Omelia (31-01-2021) |
don Alberto Brignoli |
Sei venuto a rovinarci? Tra le opere di misericordia spirituale - i meno giovani se lo ricorderanno - ce n'è una che, forse non a caso, è stata messa quasi per ultima nell'elenco (l'ultima riguarda la preghiera per i morti...), ed è collocata lì magari per poterla ricordare con maggior facilità, perché è quella con la quale tutti quanti abbiamo a che fare, chi più chi meno, nella vita. Sicché, nessuno di noi potrà mai dire di non aver osservato almeno questa pratica misericordiosa: "Sopportare pazientemente le persone moleste". Da piccolo, mi sentivo spesso dire questa frase da mia mamma, ogni qualvolta, con insistenza, mi raccapricciavo nel voler ottenere qualcosa che non mi era dovuto: e siccome, nonostante i molti richiami, non ne volevo sapere di smettere, allora arrivava questa lapidaria affermazione, preceduta dalla sua posizione in classifica, "sesta". In genere, questa affermazione bastava a farmi smettere, perché era quasi sempre il preludio a un intervento di tipo "sonoro" (ovviamente, non in senso musicale...). E poi, nella vita, è toccato anche a me, come a ognuno di noi, dover mettere in pratica questa pia opera misericordiosa: dall'alunno pedante al vicino intollerante, al collaboratore insoddisfatto, al venditore insistente... E ognuno può metterci la propria esperienza: la suocera impicciona, il marito insopportabile, il datore di lavoro pesante... chi più ne ha, più ne metta. C'è sempre qualcuno che mette a dura prova la nostra pazienza, che viene a scompigliare il nostro ritmo quotidiano, che viene a turbare la nostra tranquillità, che spariglia il mazzo di carte al tavolo di gioco della nostra vita. In fondo, alla nostra regolarità ci siamo abituati, al nostro trantran quotidiano siamo ormai avvezzi, nei nostri ritmi abitudinari (anche se spesso ci lamentiamo di un certo piattume) in fondo ci stiamo bene, e se qualcosa o qualcuno viene a buttare in aria la nostra tranquillità o la nostra raggiunta serenità, beh...un certo fastidio ce lo provoca, una certa molestia la sentiamo, e non sempre è facile sopportare pazientemente... Oggi che veneriamo la figura di quel grande educatore che fu don Bosco, non possiamo non pensare a quanto egli sia stato un vicino scomodo e molesto per la Torino di quel tempo, soprattutto di una certa parte della società industriale di allora, che vedeva nei suoi ragazzi una forza lavoro a basso prezzo sottratta allo sfruttamento...e questo era qualcosa di davvero fastidioso. Ci manca anche che ci si metta Dio, a buttare in aria la nostra tranquillità, a sparigliare le nostre carte in tavola... Non so se anche a voi sia capitata questa esperienza: quella di un Dio che viene a mettere a soqquadro quanto ti sei costruito nella tua vita, e non solo nella vita di fede. Io spesso ho avvertito - e avverto - nella mia esperienza di fede la presenza di un Dio che decide di buttare all'aria, a volte in maniera repentina, a volte con un processo lungo e insistente, quanto ti sei costruito a livello di certezze, di idee, di progetti e di programmi. Hai pensato qualcosa in maniera a tuo avviso perfetta e ben calcolata, e lui ci mette lo zampino e manda tutto a monte. Questi suoi modi di fare da "persona molesta" fanno male, e spesso fatichiamo a comprenderli; ma se poi, a mente fredda, inizi a riflettere su quanto ti è capitato e su quanto egli ti ha fatto, ti rendi conto che lui è venuto a smuovere dentro di te qualcosa che a te dà fastidio che venga toccato, ma che forse non corrispondeva a quanto egli vuole da te. A noi spesso il cammino di fede che abbiamo intrapreso, l'idea di Dio che ci siamo fatti, l'immagine di Dio che ci siamo costruiti, in fondo va bene così, rappresenta la nostra tranquillità: e che Dio venga a rimescolare le carte e a farci vedere che lui non è come lo pensiamo noi, che il cammino che abbiamo fatto era solamente il "nostro" cammino, e che l'immagine che ci siamo creati di lui non era che un nostro "idolo", sinceramente ci dà fastidio, ci rovina, ci urta. E allora, dentro di noi risuonano voci di rabbia, di protesta, di rimprovero, come quelle che risuonarono nella sinagoga di Cafarnao quel sabato: "Che cosa vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!". Sì, sappiamo bene chi è Dio, e non è stato facile accettarlo nella nostra vita: ora però con questa sua idea e con questa sua immagine che ci siamo costruiti, noi ci stiamo bene, e non ci va proprio giù che lui venga a buttarla in aria, a sconvolgerla, a rovinarla. In fondo, questo spirito impuro che non accettava di essere "disturbato" dall'insegnamento autorevole di Gesù altro non è se non la nostra idolatria, che non necessariamente è una cosa demoniaca, come fu per quest'uomo posseduto: può essere anche solo la nostra pigrizia, la nostra accidia, la nostra insana tranquillità, il nostro beato accomodarci a una vita di fede routinaria, abitudinaria, scontata, ripetitiva, nella quale a fatica accettiamo che Dio venga a scompigliare le carte, a risanare qualcosa che sa di ammuffito e di stantio, a spalancare le porte e le finestre per portare una ventata di novità, "un insegnamento nuovo dato con autorità", qualcosa capace di rinnovare davvero, ogni giorno, un cammino di fede che - se diviene scontato - a poco a poco muore di vecchiaia. Ben venga, allora, Gesù, a comportarsi con noi da "persona molesta"; ben venga, "il santo di Dio" a "rovinare" la nostra esistenza, se in questo nostro piattume e in questa nostra routine rischia di annidarsi l'idolatria! |