Omelia (07-02-2021)
don Michele Cerutti
Commento su Marco 1,29-39

Marco scrive il suo Vangelo preoccupato di offrire, alla Comunità a cui si rivolge, l'identikit di Gesù.

Domenica scorsa Gesù veniva identificato come colui che insegna, ma con autorità e infatti concretizza la Parola guarendo un individuo da una possessione. In questo brano, di questa domenica, Gesù viene meglio definito come guaritore sia fisico che spirituale, ovvero proprio nella dimensione di colui che libera dal male.

La scena si apre con Gesù che va dalla suocera di Pietro che si trova a letto per una febbre. Il Maestro si china su questa donna e la Scrittura ci dice l'alzò, utilizzando un termine greco che rimanda alla Risurrezione.

Gesù, colui che è chiamato a risollevare i malati. Espressione forte utilizzata dall'evangelista per offrirci una indicazione preziosa sulla figura del Signore.

Il Messia non è distante dal dolore dell'uomo, ma si cala nel guarirlo e in maniera profonda dando una prospettiva spirituale alla guarigione. In quel termine con il forte richiamo pasquale c'è l'invito a sollevarsi dalla situazione in cui il male ci conduce.

La risposta della suocera di Pietro non si fa attendere e più che di parole, il suo ringraziamento è fatto di gesti con azioni di attenzione. Gesù si dirige alla casa di questa donna perché c'è gente che parla di lei. Alla base del tutto c'è anche la nostra preghiera che deve essere anche di intercessione. Siamo chiamati a intensificarla per condurre Gesù laddove l'uomo è schiacciato dal male.

Nella concretezza dell'agire, come ci dimostra la suocera di Pietro, c'è il nostro ringraziamento. Gratitudine e intercessione sono i due pilastri fondamentali della preghiera.

Gesù dimostra l'attenzione anche agli effetti devastanti del male e abbiamo l'intervento di liberazione di alcuni soggetti posseduti dai demoni. Ancora una volta Gesù interviene perché Satana non manifesti la sua identità perché questa può essere svelata alla luce degli eventi pasquali. Il diavolo è un "teologo" occorre stare attenti nel donargli lo spazio.

Mi fa pensare quando alcuni affermano di aver sentito parlare indemoniati che rimproverano i preti sul modo con cui celebrano la Messa e vengono accusati di poca devozione in alcuni gesti che compiono. Bisogna diffidare da chi gioca all'eccesso di scrupolo per poi creare su questo una divisione di cui il diavolo sappiamo essere astuto giocatore.

Gesù zittisce il demonio non lo rende il protagonista.

In questi interventi di Dio a debellare il male c'è tutta la sensibilità di colui che non si stanca mai di ascoltare la preghiera di Giobbe e cerca di farlo uscire dal suo ripiegamento su se stesso.

Quando la sera cala anche su Cafarnao è il momento per il Signore per ritirarsi in preghiera. Lo vedremo nel corso del suo ministero in questa intimità forte con il Padre.

La giornata di Cafarnao inizia nella Sinagoga e si conclude con la preghiera. Ogni attività deve trovare nel Padre il suo inizio e il suo compimento.

I discepoli lo interrompono perché le folle lo cercano e lo vogliono trattenere, ma Gesù offre ai suoi una lezione importante che consiste nell'evitare di essere rinchiusi in particolarismi e nel prodigarsi nella missione.

Cafarnao diventa per Gesù punto di partenza per annunciare il Vangelo nella Galilea.

In questa icona della giornata di Cafarnao scorgiamo un Dio che cala sulle nostre infermità fisiche e spirituali. Non una divinità distante, ma molto vicino a noi, più di quanto possiamo pensare. Si fa servo per spingerci anche a noi a divenire servi l'uno dell'altro donandosi senza esclusivismi e quindi aprendoci a tutti coloro che sono nella necessità.

La liberazione più grande Gesù la offre a coloro che vivono prigionieri del male. Il Signore sa quanto dolore provoca e per questo la sua sensibilità si fa forte. Il demonio continuerà a ostacolarlo, ma Dio lo ha vinto e allora non abbiamo paura.

L'azione di Dio si agevola con la nostra intercessione, nella consapevolezza che Lui ci guarisce e la nostra risposta al suo Amore deve essere pieno di gratitudine.